Le quattro potenziali violazioni
Avendo già raccolto prove sul caso – e continuano a farlo anche dopo l’avvio della procedura -, l’Ue ha scelto di avviare la prima procedura formale di infrazione ai sensi del DSA. Cosa significa questo, all’atto pratico? Che, continuando le indagini, l’Ue avrà la facoltà di adottare misure temporanee nei confronti di X.
Le indagini stanno avendo luogo in quattro ambiti: la diffusione di contenuti illegali, in particolar modo per quanto riguarda le misure adottate per l’identificazione e la rimozione di questi contenuti nel tempo più rapido possibile, consentendo anche agli utenti di segnalarli e provvedendo di conseguenza; c’è poi la questione della manipolazione informativa e delle fake news (avevamo parlato, di recente, del fatto che X e altre piattaforme lasciassero proliferare le fake news sulla situazione a Gaza); si indaga anche sulla trasparenza di X, che si dovrebbe sostanziare anche nel fatto di fornire ai ricercatori un accesso adeguato a determinati dati; infine, la questione del design ingannevole.
Gli utenti con la spunta blu hanno diffuso le fake news più virali sul conflitto israelo-palestinese
La base dell’accertamento sul design ingannevole si basa su quanto emerso dal report NewsGuard relativo alla disinformazione nel mese di ottobre 2023. Ricordiamo un punto fondamentale: nel passaggio da Twitter a X c’è stato un cambiamento relativo alle spunta blu. Se prima il marchio di autenticazione veniva ottenuto facendo richiesta e rispettando determinati criteri di affidabilità del profilo che faceva domanda, con Musk si è arrivati alle spunte blu dietro pagamento ottenibile con 8 dollari al mese per vedere l’algoritmo prediligere i propri post che risultano essere, appunto, di un utente verificato. Proprio questo meccanismo si è rivelato essere un assist per tutti coloro che volevano fare cattiva informazione e manipolazione relativamente al conflitto.
Dopo il 7 ottobre si è assistito a una massiccia pubblicazione di video dell’invasione di Hamas in Israele e, successivamente, video di violenza in questo contesto hanno preso piede e sono diventati virali. A produrre il 74% di questi contenuti più virali, falsi e infondati – come spiega NewsGuard – sono stati proprio gli utenti verificati con spunta blu (comprata).
La maggior parte delle informazioni virali (e anche false) sulla guerra in corso in Israele e a Gaza, quindi, sono state pubblicate da account verificati su Twitter (X). «Un’analisi di NewsGuard – si legge nel report – ha scoperto che gli account “verificati” su X diffondono moltissimo disinformazione sul conflitto, aumentando le falsità e visualizzando un segno di spunta blu di “verifica” che non verifica nulla»: sicuramente qualcosa su cui ragionare. E su cui la Commissione Ue ha scelto di fare indagini approfondite.