Dove Musk sta esagerando con tempi e applicazioni di Neuralink

La sensazione è che, nonostante l'alto livello ingegneristico raggiunto, l'imprenditore si sia spinto un po' oltre con le previsioni. E con l'etica

02/12/2022 di Gianmichele Laino

La domanda che in molti si sono fatti, all’indomani della presentazione degli ultimi risultati di Neuralink da parte di Elon Musk, è dove l’imprenditore, il magnate di Tesla, il nuovo proprietario di Twitter abbia premuto sull’acceleratore. Il suo progetto che – banalizzando – si può sintetizzare con l’espressione microchip nel cervello, per risolvere le patologie neurologiche, è stato presentato come già pronto, messo in pausa esclusivamente dall’approvazione della FDA, su cui Musk crede di poter contare nei prossimi mesi. Basterà quello per vedere la tecnologia di The Link – come è stata ribattezzata all’interno di Neuralink – impiantata su un essere umano? In realtà le cose stanno diversamente.

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I problemi di Neuralink e la corsa in avanti di Elon Musk

Elon Musk ha sicuramente portato degli investimenti cospicui all’interno della realtà di Neuralink, nonostante qualche piccolo attrito di cui si è vociferato in passato. Il livello ingegneristico e robotico della soluzione adottata, l’organizzazione dei laboratori dell’azienda sono futuristici. Tuttavia, l’interfaccia fisica per la scansione dell’attività neurologica sfrutta dei ritrovati di qualche decina di anni fa, adottando un approccio molto conservativo. Molto lontano, per intenderci, dall’elevatissima risoluzione che una start-up come Corticale – ad esempio – riesce a garantire.

Con questi presupposti, le tempistiche individuate da Musk per l’applicazione sul cervello umano delle tecnologie di Neuralink sembrano decisamente azzardate. Di certo, all’occhio esperto di un ricercatore, qualche contraddizione salta all’occhio. Una cosa è presentare un apparato di altissima ingegneria, un’altra è quella di cercare di capire come funziona il meccanismo del cervello. Non si tratta più di un problema di ingegneria, ma di neuroscienza: poter risolvere nel giro di pochi mesi problemi che i ricercatori al più alto livello – alcuni dei quali da Premio Nobel – hanno affrontato nel corso degli anni sembra davvero un’impresa improbabile.

E allora ecco qui che si spiega come, nella presentazione di Neuralink, si capisce davvero come ci sia stata una buona dose di over-selling. Che, tuttavia, non riguarda soltanto le tempistiche, ma anche il destino della tecnologia di Neuralink oltre all’applicazione in campo medico. In un vecchio tweet del 2020, Elon Musk – ad esempio – aveva parlato della possibilità di realizzare una sorta di telepatia concettuale: 

Da questo punto di vista, forse, si supera il confine della scienza e si atterra nel campo dell’etica. Anche perché a quel tweet seguirono altre affermazioni a proposito di musica streammata direttamente nel cervello o di materiali multimediali e contenuti scaricati dal web. Per quanto la tecnologia possa essere avanzata, il limite biologico resta inalterato: il cervello è, per usare una metafora, più complesso di qualsiasi device. Tutto quello che Musk può aver detto a questo proposito resta nel campo della fantascienza.

Poi, ovviamente, c’è la questione etica. Ammettiamo anche solo per un momento che tutto quello a cui Musk ha accennato possa essere possibile. Ammettiamo che Neuralink possa essere adatto anche alla stimolazione e non soltanto alla mappatura dell’attività neurologica. C’è un confine valoriale che nessuno può superare. Ecco perché, ad esempio, aziende come Corticale hanno indicato esplicitamente nel proprio statuto che l’applicazione deve servire esclusivamente per scopi di natura medica e non per quella che viene definita brain augmentation. Ecco perché le autorità, a livello globale, si stanno preoccupando di scongiurare che quella sorta di far-west in questo settore che ha caratterizzato – ad esempio – la diffusione di internet e dei dispositivi mobili. Su questo, nemmeno Elon Musk può prendere il sopravvento.

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