Come trasformare la visione dell’attività neurale da una tv a tubo catodico a schermo 4K: la sfida di Corticale

Il CTO Fabio Boi ha spiegato a Giornalettismo il percorso di questa start-up con sede in Italia, che gioca nello stesso campionato (e con una marcia in più) rispetto a Neuralink di Elon Musk

02/12/2022 di Gianmichele Laino

Mentre dall’altra parte dell’oceano il progetto di Neuralink di Elon Musk viene presentato alla maniera di Cupertino, con grande rilevanza, grande attrazione mediatica e con la creazione di tanta attesa su un progetto che, tra le altre cose, evidenzia come avere un microchip impiantato nel cervello sarà un po’ – Elon Musk dixit – come «avere uno smart watch al posto di una parte del cranio»; qui in Italia si gioca sul campo dell’eccellenza. E, in seguito a un percorso di ricerca praticamente decennale in seno a uno degli istituti tecnologici più prestigiosi, opera una start-up, Corticale, che porta davvero nel futuro l’interfaccia neurale. Nata nel marzo del 2021, in seguito all’investimento da 2 milioni di euro di Giuseppe Santella, affonda in realtà le sue radici nel lungo lavoro nel laboratorio diretto da Luca Berdondini. Puntando a diventare una soluzione credibile, documentata, certificata rispetto alle neuropatologie.

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Cos’è Corticale e qual è la sua mission

Il progetto è stato presentato a Giornalettismo dal CTO di Corticale, Fabio Boi: «Corticale nasce da un discorso pregresso, da un ambito di ricerca scientifica durata oltre otto anni portata avanti dall’IIT di Genova. L’obiettivo era quello di sviluppare una interfaccia neurale completamente operativa che, grazie all’utilizzo della microelettronica, puntava a far fare un salto generazionale al settore. La grande novità rispetto a quanto già esiste oggi è quello di passare da una bassa risoluzione a un’alta risoluzione nella visione di ciò che accade all’interno del cervello, a parità di dimensioni del dispositivo installato. Questo obiettivo lo si raggiunge aumentando in maniera significativa il numero di sensori installati su un’interfaccia neuronale. Siamo passati da qualche decina di sensori a diverse migliaia di sensori in grado di acquisire l’attività dei neuroni».

La prima fase dell’attività di laboratorio ha condotto a un primo risultato, a un prototipo, che ha effettivamente convinto gli investitori sulle potenzialità del progetto. «Abbiamo sviluppato un microchip delle dimensioni di un capello – ha spiegato Fabio Boi – che, un po’ come accade con i sensori delle macchine fotografiche, è in grado di recepire le correnti che vengono prodotte dai neuroni. In otto anni abbiamo realizzato un prototipo che dimostrasse la fattibilità e l’utilizzo di questi dispositivi nella pratica pre-clinica. Da qui, vista la grande potenzialità della tecnologia c’è stata la necessità di creare una start-up come Corticale (per la quale sono stati investiti 2 milioni di euro), nata nel marzo del 2021».

L’obiettivo di Corticale è – e questo vale anche per Neuralink di Elon Musk – quello di ottenere le certificazioni necessarie per far sì che la tecnologia possa essere al più presto operativa in campo medico. «Il nostro obiettivo a breve termine è quello di produrre grandi volumi di questo tipo di microchip impiantabili all’interno del tessuto nervoso e distribuirli a tutto quanto l’ambito neuro-tech del mondo pre-clinico, a tutte quelle aziende che sviluppano sistemi per l’elettrofisiologia nel mondo della ricerca nelle neuro-scienze e pharma – continua Boi -. L’altro obiettivo è quello di portare questa tecnologia dall’ambito pre-clinico all’uomo: la nostra visione è quella di sviluppare queste interfacce per aggredire quelle neuropatologie che oggi, con la tecnologia attualmente disponibile, non sono curabili come epilessia, Alzheimer, tutta quella parte di ischemie e incidenti che interrompono la comunicazione tra il sistema nervoso centrale e periferico, come tetraplegie e di paraplegie».

La timeline di Corticale: per essere affidabili, occorrono lunghi processi di certificazione

Probabilmente Musk riuscirà ad arrivare sull’uomo con i suoi dispositivi nei prossimi mesi, come previsto, ottenendo anche la certificazione dell’FDA di cui ha parlato nel corso della conferenza stampa di presentazione. Tuttavia l’effettiva cura di alcune neuropatologie, e gli altri utilizzi da lui previsti, dovranno richiedere tempi più lunghi in quanto i meccanismi di funzionamento del cervello e delle sue patologie sono in larga parte ancora da indagare e scoprire. «Il grosso limite a livello di tempo è dovuto alle certificazioni dei dispositivi biomedicali – spiega Fabio Boi -. Già oggi lo strumento potrebbe registrare l’attività neurale di un uomo, ma manca tutta quella parte di prova di regolamentazione – che è quella con cui Elon Musk sta facendo i conti in questi mesi – per dimostrare che lo strumento sia sicuro. La nostra timeline è molto serrata: dobbiamo ottenere prima le certificazioni internazionali, la ISO 13485 nello specifico che riguarda gli apparati biomedicali, e nel mese di novembre abbiamo ricevuto la prima sessione di audit che, verosimilmente entro la fine dell’anno, ci porterà a ottenere la marcatura ISO per Corticale. Il secondo passaggio, in corso d’opera, è applicare la tecnologia a tutti gli standard di sicurezza che possano essere non solo per utilizzo pre-clinico, ma anche per utilizzo clinico. Ce ne stiamo occupando proprio in questa fase. Nei prossimi 3-5 anni, contiamo di portare la nostra tecnologia in applicativi umani».

Nessun dubbio, però, che Corticale sia una punta di diamante nel settore della tecnologia applicata alle neuroscienze. Un esempio a cui guarda tutto il mondo. «La nostra tecnologia è unica – conclude Boi -. Un paio di settimane fa sono stato a San Diego, dove ogni anno ci si riunisce per una fiera delle neuroscienze con 30-40mila partecipanti. Lì è stato chiaro che Corticale, a oggi, è la tecnologia più avanzata sia a livello clinico, sia a livello di ricerca: non esiste nulla di comparabile in termini di risoluzione. Nessuno è in grado di registrare da così tanti dispositivi così come siamo in grado di registrare noi. Nemmeno Neuralink di Elon Musk».

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