Per l’ultima campagna social di Pro Vita schiavismo e Olocausto sono sullo stesso piano dell’aborto
La campagna social di Pro Vita contro l'aborto raggiunge vette manipolatorie sorprendenti
28/01/2021 di Ilaria Roncone
L’aborto è tra le tematiche più calde in questi giorni, sia sui media di massa che sui social. Dalla Polonia arrivano le immagini della ribellione del popolo contro il governo di destra che ha imposto il divieto di aborto. Dalle Marche l’intervento di ieri del capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli che ha parlato contro chi conduce la battaglia per un aborto legale e sicuro poiché «non vogliamo essere sostituiti da altre etnie». In parole povere: fate figli, care italiane, perché se no diventeremo mulatti. In un clima del genere non sorprende che Pro Vita, movimento da sempre contro l’aborto, possa permettersi di fare una campagna social come quella che è comparsa sul profilo Instagram.
Dopo l’Umbria, ora le #Marche: sono diverse le giunte di destra che in questi mesi operano con l’unico obiettivo di limitare il ricorso all’#aborto, in un periodo in cui questo diritto sancito dalla legge è stato già fortemente limitato nei fatti. 1/4 pic.twitter.com/phMG4XNmdg
— People (@peoplepubit) January 28, 2021
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Per Pro Vita aborto sullo stesso piano di Olocausto e tratta degli schiavi
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La tratta degli schiavi nel 1815, l’Olocausto nel 1945 e l’aborto oggi. In un momento in cui appare sempre più evidente come le destre di moltissimi paesi stiano cercando di tornare indietro e di levare alle donne il diritto di autodeterminarsi quando si tratta di gestire una gravidanza, Pro Vita se ne esce con uno dei suoi manifesti peggiori di sempre – ed era davvero difficile farlo, visti i precedenti -. Non bastavano i messaggi che instillano il senso di colpa nella donna che, seppure vittima di stupro, vuole abortire; nemmeno il manifesto che ha chiamato in causa Greta Thunberg mettendo sullo stesso piano – senza alcun nesso logico – la battaglia dell’attivista con quella dei Pro Vita. Ora arriva il meglio.
Il vergognoso paragone di Pro Vita
«”Quando a un gruppo di persone è negata la sua umanità, abbiamo un problema” Lila Rose», si legge nella didascalia. Che senso ha mettere Olocausto, tratta degli schiavi e aborto sullo stesso piano? Dov’è il parallelismo? Non c’è assolutamente in comune, considerato che l’aborto è diritto di ogni donna mentre gli altri due sono orrori perpetrati contro l’umanità che ricordiamo nei libri di storia e che ora non sarebbero più nemmeno lontanamente concepibili in un mondo civile. Un atto ridicolo che mira solo a togliere alle donne la libertà di decidere del proprio corpo in nome di un paragone che non ha ragione di esistere.