Il contrasto alla pedopornografia passa dal far capire ai ragazzi i rischi di un’eccessiva esposizione social
Per contrastare pedofilia e pedopornografia è fondamentale lavorare sulla prevenzione e sul comprendere le conseguenze di un'esposizione eccessiva della propria immagine online
05/05/2021 di Ilaria Roncone
Oggi, 5 maggio, ricorre la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia e proprio in questi giorni abbiamo dato la notizia dello smantellamento di una delle più grandi reti esistenti al mondo per lo scambio di materiale illegale che ritrae minori. «Contro la pedofilia è fondamentale la prevenzione», ha affermato Carla Garletti – Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza -. Prevenire è la parola d’ordine e la necessità prima se si considera che «gestire un abuso sessuale in un’ottica riparativa è già un fallimento». Nell’ottica della prevenzione ciò che conta sono la sensibilizzazione e la comprensione, da parte di bambini e ragazzi, di cosa può comportare la sovraesposizione della propria immagine online.
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Pedofilia e pedopornografia si evitano facendo prevenzione
Il solo modo per evitare i danni conseguenti ad abusi di questo tipo, ragiona l’Autorità Garletti, è «intervenire prima che a bambini e ragazzi possa essere fatto del male, perché una volta avvenuto l’abuso il danno è talmente profondo che è difficile rimediare». In questa ottica è fondamentale in primis «rafforzare le iniziative di sensibilizzazione» e, inoltre, «lavorare sulla consapevolezza dei ragazzi rispetto alle conseguenze della sovraesposizione della propria immagine online».
Aumento dei casi denunciati durante la pandemia
«I casi di pedopornografia denunciati dalla polizia postale nel 2020 sono cresciuti del 132% e il numero degli indagati è quasi raddoppiato», ragiona il Garante, aprendo una riflessione sul fatto che mai come in questo momento sia necessario educare i bambini e i ragazzi vista «la maggiore permanenza in casa e l’aumento delle ore trascorse online».
Non potendo più avere la routine di prima, bambini e ragazzi si trovano privi dei « tradizionali punti di riferimento, quali insegnanti, allenatori e altri professionisti, in grado di intercettare segnali di malessere e sofferenza». Proprio in virtù di quello che stiamo vivendo e del fatto che passerà del tempo prima di poter tornare a socializzare come prima anche per i minori, occorre «potenziare gli strumenti di segnalazione: chi ha subito un abuso o è stato avvicinato deve poter denunciare senza vergogna».