Il Papa chiede di fare attenzione al «vizio della pornografia digitale, che c’è anche tra i preti»
Il Papa ha parlato del vizio di preti e suore di guardare la pornografia, «quella «un po' "normale"»
26/10/2022 di Ilaria Roncone
Nel dialogo del Papa con i preti e seminaristi che è avvenuto lunedì – come specifica AdnKronos, riportando parte della conversazione – Bergoglio ha trovato spazio anche per parlare di social e pornografia. La messa in guardia riguarda il porno online non solo come riferimento alla pedoporgnografia ma anche alla «pornografia un po’ “normale”», alla quale bisogna prestare attenzione se si è preti ma anche se non lo si è, considerato che – secondo Papa Francesco – di tratta di «un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore». Non esita dunque, il Papa, a parlare del vizio pornografia dei preti.
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Il Papa sul vizio pornografia dei preti («quella «un po’ “normale”»)
Bergoglio parla senza mezzi termini al suo pubblico: «Non dirò: “Alzi la mano chi ha avuto almeno un’esperienza di questo”, non lo dirò. Ma ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia nel digitale. E’ un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì». Il riferimento, come specificato appena dopo, non è solo inerente a tutto il materiale che rientra nell’ambito della pedopornografia.
«non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini, dove tu vedi in vivo casi di abusi: questa è già degenerazione. Ma della pornografia un po’ “normale”. Cari fratelli, state attenti», termina l’appello del Papa rispetto a una tematica che raramente viene affrontata in maniera tanto aperta. Queste parole del Papa hanno scatenato l’ironia su Twitter.
You pope
— Cussiddu (@cussiddu) October 26, 2022
Suornhub
— Valerio⛏️️️️️️️️️️️️️️️️🚵 (@Valerio864dd) October 26, 2022
Bergoglio è d’accordo, invece, sull’uso dei social da parte dei preti
Papa Francesco si è detto d’accordo rispetto all’utilizzo dei social, definendoli «un progresso della scienza» che «fanno un servizio per poter progredire nella vita». «Io non li uso perché sono arrivato tardi, sapete? – ha detto ai seminaristi, raccontando un aneddoto personale -. Quando sono stato ordinato vescovo, 30 anni fa, me ne hanno regalato uno, un telefonino, che era come una scarpa, grande così, no?. Io dissi: “No, questo non ce la faccio a usarlo”. E alla fine ho detto: “Farò una chiamata”. Ho chiamato mia sorella, l’ho salutata, poi l’ho restituito. “Regalami un’altra cosa”. Non sono riuscito a usarlo. Perché la mia psicologia non andava o ero pigro, non si sa»
Se la sola cosa che lui è riuscito a usare è stata «una Olivetti con la memoria», l’appello ai preti è stato: «Voi dovete usarli, dovete usarli solo per questo, come l’aiuto per andare avanti, per comunicare: questo va bene».
(Immagine copertina: IPP/zumapress/evandro inetti)