L’azione legale collettiva in Alabama contro Pornhub

Non solo le grane europee: PornHub deve affrontare anche una class-action in Alabama. Che, tuttavia, parte da un presupposto estremamente condivisibile

21/12/2023 di Gianmichele Laino

Dall’una e dall’altra parte dell’oceano, per PornHub ci sono preoccupazioni a 360 gradi. E se in Europa il problema è di natura legislativa e quasi politica (non ci sono delle vere e proprie violazioni a cui deve far fronte, ma semplicemente deve prevedere il nuovo status di piattaforma che deve sottostare alle regole del DSA), negli Stati Uniti, invece, il problema è legislativo. In Alabama, infatti, un giudice (nello specifico, L. Scott Coogler del tribunale di Tuscaloosa) ha certificato una class-action che mette nel mirino la piattaforma di contenuti per adulti, in virtù dello spazio che – suo malgrado – ha lasciato a video che contengono immagini di minori e che sono stati caricati su PornHub in violazione di policies e regole.

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Class-action contro PornHub, cosa sta succedendo in Alabama

La class-action parte dalla storia di una donna, Jane Doe, che – all’età di 16 anni – aveva subito una violenza sessuale da un uomo di Tuscaloosa. Quella stessa donna ha dovuto subire una nuova violenza: il fatto che il video di quell’atto fosse stato caricato sulla piattaforma di contenuti per adulti. Un video tra tanti, nella playlist di contenuti espliciti che – spesso – si confondono l’uno con l’altro, senza stabilire un confine tra messa in scena e realtà. In questo caso, si trattava di un video che mostrava non solo la realtà, ma un reato. Alla class-action, secondo quanto stabilito dal giudice, possono unirsi tutti quei soggetti che – dal 12 febbraio 2011 fino a oggi – sono stati protagonisti di video caricati su PornHub o su altre piattaforme di proprietà di Aylo (la società madre di PornHub) e che non avevano raggiunto la maggiore età quando sono state girate le loro immagini. Dunque, l’azione collettiva è diventata un’iniziativa per combattere – nei tribunali – quello che dovrebbe essere escluso da qualsiasi policy di piattaforme per adulti: la diffusione di materiali sensibili ed espliciti legati a minori (o, comunque, a soggetti che non hanno prestato il consenso per la diffusione delle loro immagini).

La domanda che sta alla base del provvedimento è: se un video è stato caricato da un soggetto che è stato già condannato per il reato contestato, c’è una responsabilità anche da parte della piattaforma che ha ospitato – inconsapevolmente – quel video? Secondo chi sta partecipando alla class-action, PornHub sarebbe perseguibile sulla base di quanto previsto dal Trafficking Victims Protection Reauthorization Act, che impone a un’azienda di sapere di essere coinvolta in una violazione, compreso se si tratta di un atto che coinvolge un minore di 18 anni. Secondo i legali, PornHub non avrebbe vigilato sul contenuto, né sull’identità della persona ritratta in video (o nei video delle persone che si uniranno alla class-action). Al momento, la società madre di PornHub non ha commentato, sostenendo che sarà la giustizia – da sola – a fare il suo corso.

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