Parte tra un mese la gara per il polo nazionale del cloud

A riportare l'indiscrezione è Repubblica che sottolinea le intenzioni di Colao

08/06/2021 di Gianmichele Laino

Ieri l’allarme rispetto al 95% dei server della pubblica amministrazione non sicuri, oggi l’anticipazione rispetto a una delle contromisure per innalzare tutti i livelli di protezione dei servizi digitali erogati dallo stato (e non solo). Il polo nazionale cloud è pronto a partire, nelle intenzioni del ministro della Transizione digitale Vittorio Colao.

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L’anticipazione sulla partenza del polo nazionale cloud

Riccardo Luna, giornalista di Repubblica e direttore del nuovo progetto Italian Tech (che negli ultimi giorni ha riportato interviste al ministro Colao e ha dato sempre delle anticipazioni molto puntuali sulle mosse del nuovo dicastero), ha affermato che ormai sarebbe pronta la gara d’appalto per la creazione di un cloud a livello nazionale, che possa coinvolgere le principali aziende interessate e che possa avere anche un qualche ruolo dello Stato all’interno.

Colao, nelle ultime ore, aveva utilizzato una metafora: le aziende sono i giocatori di una squadra di calcio, lo stato è l’allenatore che controlla che uno solo di questi giocatori non scappi via con il pallone sotto al braccio. Questo è lo schema che si sta configurando e che, a quanto pare, è in rampa di lancio. L’obiettivo è fissato per il 2022 (quindi non a lunghissimo termine): bisognerà mettere in sicurezza i server delle pubbliche amministrazioni e, in un secondo momento, garantire lo stesso livello di attenzione anche ai privati. Si tratta di un vero e proprio Polo Strategico Nazionale valido per i prossimi 10 anni. Al momento, si deve partire dai 180 enti pubblici ritenuti strategici, con l’obiettivo molto più ambizioso di estendere il sistema a tutto il resto del panorama nazionale (tra comuni, pubbliche amministrazioni di vario livello e altri sistemi di gestione della cosa pubblica, in Italia si arriva alla cifra monstre di 22mila enti della PA).

Gli attori in gioco

Lo scacchiere di partenza in questa corsa al cloud nazionale sembrano vedere diversi attori in gioco, la maggior parte di questi in partnership. Le aziende italiane delle telecomunicazioni, infatti, hanno scelto la strada del tandem con aziende internazionali che, da questo punto di vista, hanno una esperienza consolidata anche in altri Paesi del mondo. Un gioco delle parti, con Tim che ha stretto un accordo con Google, Fincantieri che ha scelto recentemente la partnership con Amazon e – sempre negli ultimi giorni – Leonardo che gioca in coppia con Microsoft. Lo schema è ripetitivo: una grande azienda italiana e un gigante del web planetario. E non è detto che la rosa si limiti soltanto a questi concorrenti.

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma

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