Colao dice che il 95% dei server della pubblica amministrazione non è sicuro

Le parole del ministro della Transizione digitale al Festival dell'Economia di Trento

07/06/2021 di Gianmichele Laino

È come quando si va in ospedale. Tra le corsie dei reparti dovremmo essere sicuri di essere curati al massimo delle capacità del personale sanitario. L’utilizzo di una app o di un servizio informatico della pubblica amministrazione dovrebbe restituirci quella stessa sicurezza. E invece non ce l’abbiamo. In un Paese diverso, la notizia data dal ministro della Transizione digitale Vittorio Colao dovrebbe avere una portata di maggiore rilevanza. E, soprattutto, dovrebbe dar vita a nuove rivendicazioni dal basso da parte dei cittadini. La sicurezza dei propri dati personali è un patrimonio che va tutelato ed è impossibile credere di poter vivere in un Paese moderno se il ministro della Transizione digitale ci dice che il 95% dei server della Pubblica amministrazione non sono considerati sicuri. 

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Server pubblica amministrazione non sicuri

«Abbiamo il 93-95% dei server della Pubblica amministrazione non in condizioni di sicurezza – ha detto il ministro, intervenendo al Festival dell’Economia di Trento -. Qui nessuno è sicuro e non possiamo andare avanti così, abbiamo bisogno di cloud più sicuri perché i dati sensibili dei cittadini e quelli meno sensibili siano tenuti in sicurezza».

La proposta del ministro è quella che va in una direzione che sembra essere individuata già da tempo: realizzare un polo strategico nazionale in cloud per la pubblica amministrazione. Per far questo, il ministro ha chiesto la collaborazione di tutti gli attori strategici, sostenendo di aver messo a disposizione per l’obiettivo ben 6,7 miliardi di euro. Vittorio Colao, tuttavia, si mostra ben consapevole delle resistenze che stanno mettendo in campo alcuni players, che da parte loro sarebbero più favorevoli a un intervento diretto dello Stato.

«Noi dobbiamo mettere in condizione i nostri giocatori – ha detto Colao parlando per metafore – di poter offrire il meglio di sé. Accanto a loro può senza dubbio giocare un ruolo importante anche lo Stato, che deve tutelare gli altri giocatori: non può permettere che un singolo prenda il pallone e se lo porti via. Una cosa del genere non sarebbe tollerata nemmeno dalle istituzioni europee».

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