«Consultazione pubblica sul decreto per la piattaforma delle firme digitali per i referendum»

L'intervento su Giornalettismo di Marco Cappato e di Lorenzo Mineo dell'Associazione Luca Coscioni

20/07/2022 di Redazione

*di Marco Cappato (Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni) e di Lorenzo Mineo (attivista Associazione Luca Coscioni)

Difficile parlare d’altro, mentre l’attualità politica si concentra giustamente sull’ennesima crisi di governo che colpisce il Paese. Eppure, mentre la politica ufficiale e di palazzo vive una fase di stallo, c’è un’altra faccia della politica che sta vivendo anch’essa giornate decisive. Si tratta della politica della partecipazione, e dello strumento del referendum, che vede oggi messa in discussione una riforma conquistata poco più di un anno fa: la firma digitale.

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Piattaforma firme digitali, l’intervento di Marco Cappato e Lorenzo Mineo

Sta venendo al pettine infatti un nodo sollevato nei giorni scorsi dall’Associazione Luca Coscioni riguardo dichiarazioni pronunciate dal Ministro Colao per la Transizione Digitale proprio su questo tema durante un’interrogazione parlamentare.

Infatti, se nell’estate scorsa la raccolta firme sui referendum eutansia e cannabis, poi neutralizzati da un’ingiusta bocciatura della Corte Costituzionale, era stata resa possibile da un sistema di piattaforme private che è costato all’incirca 1 euro a firma ai promotori, quest’anno la legge imponeva l’entrata in funzione dal 1 Gennaio di una piattaforma pubblica e gratuita per la presentazione e la sottoscrizione dei referendum. Una riforma che era stata resa possibile anche grazie alla decisione dell’ONU sul ricorso Staderini-De Lucia vs Italy, che nel 2019 ha condannato l’Italia per gli “ostacoli irragionevoli” previsti dalla legge sulla raccolta delle firme sui referendum, datata 1970: ostacoli che solo il digitale ha permesso di superare (parzialmente).

Interrogato sul punto dal deputato Riccardo Magi, il Ministro ha affermato che “il dettato normativo garantisce solo la digitalizzazione della raccolta della firme, che è il segmento iniziale del processo di promozione dell’iniziativa, ma non consente una completa digitalizzazione, estesa per esempio all’autenticazione delle firme o alla raccolta dei certificati elettorali, disciplinati ancora in maniera analogica”. In altre parole, traspariva da queste dichiarazioni che nella nuova piattaforma le firme digitali sui referendum sarebbero state completamente inutili, perché i passaggi per renderle valide avrebbero dovuto avvenire fisicamente.

A fronte di questo rischio, l’Associazione Luca Coscioni ha reagito mettendo in campo tutte le iniziative possibili per garantire che non fosse svilita la riforma conquistata appena un anno prima: un appello pubblico sottoscritto da oltre 40mila cittadini, uno sciopero della fame del sottoscritto per chiedere che fosse rispettata la legge garantendo la validità delle firme con SPID sulla piattaforma referendaria, un presidio quotidiano sotto il ministero per la transizione digitale, ottenendo così un incontro col Ministro nella scorsa settimana.

Frutto di tale incontro, è stata la garanzia da parte del Ministro che la piattaforma per la raccolta firme digitali per referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare si farà e le firme raccolte saranno considerate valide ai fini del deposito in Corte di Cassazione.

Ma, si diceva, concluso l’incontro la partita è tutt’altro che finita: finché la piattaforma non vedrà luce, è facile aspettarsi ancora trappole politiche e burocratiche di ogni tipo da parte degli avversari del referendum, che possono ancora deragliare il processo, specie in giorni di caotica vita politica nazionale come quelli in corso.

Dal convegno parlamentare Salvare i referendum per rivitalizzare la democrazia rappresentativa convocato il 18 Luglio dall’Onorevole Magi spunta allora un’idea che potrebbe incentivare la buona riuscita della piattaforma referendaria: una consultazione pubblica sul decreto attuativo per la realizzazione della piattaforma. Attraverso una pubblicazione del testo normativo in via di approvazione, andrebbe consentito preventivamente a cittadini ed organizzazioni di dire la loro proponendo integrazioni e modifiche.

Si tratta di una buona prassi che è stata adottata ad esempio sul regolamento europeo sull’identità e sulla firma digitale, dove il testo proposto dalla Commissione è oggi soggetto proprio a questo tipo di processo.

In attesa che la piattaforma veda luce, ogni iniziativa della società civile sarà quindi benemerita per fare da pungolo allo Stato sull’applicazione delle sue stesse leggi, garantendo non solo che si rimedi al più presto al grave ritardo sull’ammodernamento della democrazia e dei suoi strumenti partecipativi rispetto ai tempi previsti dalle norme, ma che questo avvenga attraverso un processo aperto e trasparente. Sarebbe del resto un segnale di modernità e coerenza che la piattaforma della democrazia diretta si avvalga per la sua creazione dello stesso strumento che dovrebbe promuovere: la partecipazione dei cittadini.

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