Perché la petizione online contro lo schwa non ha alcun senso

A proposito della crociata contro lo schwa occorre ricordare che la lingua muta a seconda dell'utilizzo che ne viene fatto e questo utilizzo non può mai essere imposto o vietato

08/02/2022 di Ilaria Roncone

Su change.org negli scorsi giorni è comparsa una petizione online firmata da personaggi del calibro di Alessandro Barbero e Massimo Cacciari che si propone di difendere la lingua italiana. “Lo schwa (ə)? No, grazie. Pro lingua nostra” è il titolo e la causa scatenante è stata la pubblicazione di una procedura concorsuale – mostrata come copertina della petizione contro schwa – «per l’abilitazione scientifica nazionale delle funzioni di professorə». Quel simbolo diventato noto per segnare l’evoluzione della lingua verso un neutro che sostituisca il maschile universale – che in questo caso sarebbe stato professori – utilizzato dal Ministero dell’Istruzione ha fatto non è andato giù a molti e la petizione in questione, attualmente, ha raggiunto oltre 8 mila firme. Occorre però domandarsi il senso di un gesto del genere: una petizione online può mai influire sull’utilizzo della lingua e, ancora, ha senso dire che l’utilizzo dello schwa sia «una pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività da incompetenti in materia linguistica, che vorrebbe riformare l’italiano a suon di schwa»?

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A sottoscrivere sono stati molti nomi noti del panorama culturale italiano

Andando sulla pagina della petizione (lanciata dal linguista e scrittore Massimo Arcangeli) è facile rintracciare, poiché messi ben bene in evidenza, i nomi più o meno noti del panorama culturale italiani – tra docenti universitari e scrittori – che hanno messo la propria firma su questa petizione online. Linguistə, scrittorə, italianistə, poetə – e no, lo schwa non ci è sfuggito casualmente – hanno sottoscritto un testo forte che parla di «ennesima follia, bandita sotto le insegne del politicamente corretto, pur consapevoli che l’uso della “e” rovesciata” non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico, predicano regole inaccettabili, col rischio di arrecare seri danni anche a carico di chi soffre di dislessia e di altre patologie neuroatipiche».

Insomma, chiunque scelga di utilizzare lo schwa o promuova questa neutralità della lingua agirebbe addirittura contro chi soffre di dislessia. Al di là di questo tipo di considerazioni, però, c’è un punto fondamentale che sembra essere stato messo da parte ma che è cruciale.

Petizione contro schwa, perché non ha alcun senso

La petizione ha fatto discutere e intervenire molte persone a partire da Michela Murgia – la quale ha voluto ricordare che l’ultima volta in cui qualcuno ha voluto imporre alle persone quali parole utilizzare eravamo nel ventennio fascista – e le voci si sono alzate insieme per sviluppare una riflessione sensata: come potrebbe mai una petizione online fermare quella che è una sperimentazione linguistica già in atto? E chi avrebbe il potere di farlo?

Utilizzare lo schwa – così come non farlo – è una scelta più o meno condivisibile che ogni persona, ente, giornale, istituzione prende liberamente a seconda della sua posizione rispetto al direzionarsi della lingua italiana verso il neutro. Come spiegava non più tardi dello scorso aprile la sociolinguista sociolinguista Vera Gheno, non esiste scelta linguistica che possa essere imposta è la sperimentazione linguistica – soprattutto con l’avvento dei social – è la normalità.

«Altro che imposizione dall’alto: questi ragionamenti vengono da esigenze espresse dal basso», afferma l’esperta, pur ammettendo tutti i limiti che lo schwa può avere: «È vero che non esiste nell’italiano standard ma è un suono che spesso usiamo inconsapevolmente (per esempio quando in una frase c’è una parola tronca) e che esiste in moltissimi dialetti italiani (la “e” di “curre curre guagliò’” in napoletano è esattamente uno schwa), per cui non è un suono completamente estraneo al nostro apparato fonetico».

Nessuno dice che lo schwa sia la soluzione perfetta ma, come ogni lingua mai esistita, l’italiano cambia e si sperimentano diverse soluzioni che spetta alle persone che utilizzano la lingua scegliere se attuarle o meno. Poiché è vero che imporre l’utilizzo dello schwa non avrebbe senso, è altrettanto vero che sarebbe insensato vietarlo.

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