Perché Facebook è stato bloccato in Cina nel 2009?

Il 2009 ha segnato la fine di Facebook in Cina: da quell'anno i cinesi non hanno potuto più accedere, creare un profilo, navigare su quello spazio globale

13/11/2023 di Ilaria Roncone

Del pensiero di Mark Zuckerberg rispetto all’operato della Cina nell’ambito social abbiamo già dato conto: un accordo affinché le piattaforme americane di Meta operassero anche nel Paese orientale non sono mai state trovate. Si tratta di una storia che inizia nel 2009, anno in cui Facebook ha abbandonato la Cina. Il pomo della discordia risiede nell’azione che la minoranza uigura (una etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina) ha potuto compiere proprio utilizzando Facebook.

Nel 2009 il governo di Pechino arrivò a bloccare Facebook – all’epoca l’unica piattaforma di Meta – perché utilizzata dagli uiguri per organizzarsi in manifestazioni in piazza e in proteste nella città di Urumqi. Il problema – per un governo come quello della Cina – era che Facebook non accettasse di limitare quei contenuti, lasciando che le persone si organizzassero e si rivoltassero contro le istituzioni.

LEGGI ANCHE >>> Se Meta torna in Cina, quali saranno le ripercussioni su TikTok?

Le sommosse degli uiguri nel 2009

Di quello che accadeva nel 2009 si trovano articoli di giornale (ne prendiamo uno del Corriere della Sera) che raccontano della violentissima repressione messa in atto dal governo cinese, compresa la pena di morte per i violenti, messa in atto dai rivoltosi. Nell’estate di quell’anno centinaia di uiguri sono scesi nelle strade del quartiere musulmano di Urumqi, capoluogo del Xinjiang, con armi improvvisate per protestare contro la repressione in una regione che era composta per la maggioranza da musulmani turcofoni e in minoranza dai cinesi han, l’etnia maggioritaria in Cina. I morti, in quell’occasione, furono diverse centinaia (dai 400 agli 800 a seconda delle fonti).

Migliaia di poliziotti delle forza paramilitari in assetto antisommossa furono riversati nella città provando a dividere l’area in cui vivevano gli uiguri da quella in cui abitavano i cinesi di etnia han. All’epoca, i giornalisti presenti documentarono episodi di violenza estrema come il linciaggio da parte di cinesi di etnia han di uiguri. «Un giornalista dell’agenzia France Presse (Afp) racconta di aver assistito, attirato dalle urla, al violento pestaggio di un uomo a terra a calci e pugni da parte di una ventina di han armati anche di bastoni in un quartiere attiguo alla centrale piazza del Popolo – scriveva il Corriere -.Un testimone, un han, ha detto al giornalista dell’Afp che la persona attaccata è di etnia uigura».

Facebook come mezzo di comunicazione per organizzarsi

Fu la Cina a bloccare Facebook su tutto il territorio nel 2009 parlando di un problema di sicurezza. Proprio questa piattaforma, all’epoca, fu usata dagli attivisti uiguri per organizzare le proteste che dovettero essere duramente represse. Sempre Facebook veniva utilizzato dalla minoranza etnica per comunicare tra loro, dimostrandosi uno strumento non controllabile da parte del regime cinese se non buttandolo giù e vietando il suo stesso funzionamento all’interno dei confini della Cina.

Share this article