La proposta di un patentino social evidenzia l’urgenza dell’educazione digitale: come fare?

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Il candidato Grimoldi che ha proposto un patentino social pone l'attenzione sulla necessità di una formazione in ambito digitale nelle scuole. Cos'è che dovremmo insegnare ai più giovani?

Mauro Grimoldi, candidato alle elezioni regionali nella lista civica di Pierfrancesco Majorino nella circoscrizione di Milano, ha lanciato l’idea di un patentino social che – come chiarisce lui stesso ampliando il punto 4 del suo programma – punta tutto sulla formazione: si tratta, infatti, di una «forma di prevenzione e di educazione civica digitale per chi matura l’età per accedere ai social network e che preveda tra i suoi contenuti insegnare a fruire del mondo virtuale in cui sono immersi i ragazzi, mostrandone le indubbie opportunità come anche i pericoli». Ai microfoni di Giornalettismo il candidato ha spiegato in maniera ancora più approfondita il senso della sua proposta. Considerata quella che – effettivamente – è una necessità per i giovani, cosa dovrebbe insegnare un corso di educazione digitale ai ragazzi che, nella tarda infanzia o nella pre-adolescenza, già si affacciano a questo mondo?




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Nel corso di educazione digitale che vorrei…

I punti da toccare sono, per forza di cose, moltissimi e non si limitano all’utilizzo delle piattaforme social ma allo stare in internet nel senso più ampio del termine. Partiamo da un presupposto fondamentale: il controllo che i genitori dovrebbero esercitare quando si tratta di limiti di età per l’accesso ai social viste le policy precise che ognuna delle piattaforme più amate dai giovani mette in campo. A partire da questa, esistono una serie di buone pratiche che i giovani – avendo a disposizione un parco giochi sempre più ampio di strumenti – devono tenere ben presenti per evitare di incorrere in rischi concreti per la loro crescita, per la loro salute mentale e per la loro vita reale. Rischi dei quali – considerati anche le consapevolezze sul fenomeno dello sharenting che stiamo prendendo – devono essere ben presenti anche a genitori e agli adulti responsabili nella crescita di bambini e ragazzi.



Dal Codice Rosso (legge n.69 del 19 luglio 2019 emanata per porre un argine ai fenomeni di violenza di genere perpetrata anche nel mondo virtuale dei social network) ai profili penali per gli haters passando per la diffusione di una necessaria consapevolezza rispetto all’utilizzo dei dati personali (GDPR) sui social, ci sono una serie di punti principali che andrebbero toccati in un corso che – idealmente – dovrebbe porti come primo baluardo, insieme all’interventi dei genitori, quando per i minori arriva il momento del primo approccio con i social network.