Il leghista titolare del Papeete: «Chiudono le discoteche, ma questo governo non ha mai fatto niente nella vita»

L'eurodeputato Massimo Casanova protesta contro la decisione dell'esecutivo

17/08/2020 di Redazione

Com’è noto, Matteo Salvini ha un legame speciale con il Papeete ed è andato lì anche quest’anno, giusto in tempo per godersi una delle poche settimane di piena attività della struttura a Milano Marittima. Dal 17 agosto, infatti, anche il Papeete rispetterà l’ordinanza di chiusura delle discoteche richiesta dal governo dopo l’aumento dei contagi negli ultimi giorni. Massimo Casanova, titolare della struttura ed europarlamentare della Lega, ovviamente è del tutto in disaccordo con la decisione dell’esecutivo.

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Papeete chiuso e il leghista Casanova si scaglia contro il governo

All’Adnkronos, infatti, il numero uno del Papeete si è scagliato contro il governo: «Questo è un governo di gente che non sa cosa significhi fare impresa, che non ha mai fatto niente nella vita… Se mi avessero detto ‘ci sono dati certi che dimostrano la diffusione del contagio nelle discoteche’ avrei detto: va bene. Ma così vuol dire solo scagliarsi contro il mondo produttivo».

In realtà, la decisione è stata presa proprio in base ai dati. Al momento, secondo quanto riferito dal dottor Franco Locatelli del comitato tecnico-scientifico, il 25-40% (in base alle singole regioni) dei contagi da coronavirus arriva da persone che sono state in vacanza e che hanno fatto rientro in Italia e che, nella maggior parte dei casi, hanno frequentato locali e fatto movida serale. Invece, lo sbarco dei migranti – che pure viene citato dallo stesso Massimo Casanova, incide sul contagio per il 3-5%.

Le ragioni del titolare del Papeete

Ma lui sostiene che il governo abbia preso una decisione del genere perché non è in grado di aiutare l’impresa e perché non sa cosa significhi lavorare nel settore del turismo: «Questo governo non ha la minima idea di cosa voglia dire gestire un’attività, non sanno cosa significhi non dormire la notte per il pensiero delle banche e di centinaia di famiglie che, questo inverno, non potranno dar da mangiare ai figli».

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