I dati dell’osservatorio ESG Big Tech 2023: cosa dice il report sul consumo di internet
Il secondo report di Karma Metrix è estremamente indicativo dell'apporto di CO2 delle grandi aziende del digitale all'inquinamento atmosferico complessivo
26/05/2023 di Redazione Giornalettismo
C’è una prassi che le grandi aziende di Big Tech devono seguire. Questa si chiama “bilancio di sostenibilità”. Più che una prassi, in realtà, è un obbligo: gli enti pubblici e le società quotate in borsa hanno l’obbligo di redigerlo. Spesso, però, hanno trovato delle scorciatoie per giustificare ritardi e omissioni che hanno reso meno chiaro il quadro dell’impatto ambientale delle loro produzioni. A dire il vero, le aziende di Big Tech – se si fa qualche eccezione – cercano di essere molto attente nel loro bilancio di sostenibilità, mettendo in campo delle iniziative che possono sicuramente cooperare al bene e alla riduzione dell’impatto energetico. Tuttavia, lo sviluppo di tecnologie sempre nuove, nonché il costante aumento dell’utilizzo dei servizi web, fanno in modo che l’impatto ambientale delle grandi aziende digitali del pianeta sia superiore a quello di interi Paesi. Questo emerge anche dalla seconda edizione dell’Osservatorio ESG Big Tech.
Osservatorio ESG Big Tech, cosa dicono i dati dell’edizione 2023
Il consumo di energia delle 5 Big Tech in milioni di MWh è aumentato del 209.5% dal 2018 al 2021 (ultimo anno in cui sono disponibili i bilanci di sostenibilità per tutte le aziende prese in considerazione). Nella fattispecie, si tratta di Google, Amazon, Meta, Apple e Microsoft. Queste ultime, insieme, rappresentano il 42mo Paese al mondo per consumo di energia. Dati che ci fanno capire come, nell’ambito dell’industria e di questo nuovo capitalismo digitale, non serve avere dei confini di Stato per avere metriche significative nello sfruttamento dell’energia.
Nell’ultimo anno i 5 colossi della tecnologia hanno emesso 125,9 milioni di tonnellate di CO2e, ovvero più dell’intero Belgio (125,4), nonostante i loro sforzi per ridurre il cosiddetto carbon foot print e per dare il loro contributo nella lotta al cambiamento climatico. Ma ci sono dei punti da cui non si può assolutamente prescindere: stiamo parlando di iniziative che, a volte, si avvicinano pericolosamente al green washing, dal momento che – per quanto riguarda il loro business – le aziende digitali sono naturalmente portate al consumo di grandi quantitativi di energia, sia dal punto di vista delle spese dei data center, sia perché qualsiasi azione – anche eseguita dai loro utenti nella quotidianità – comporta una emissione di CO2. Eppure, tutto questo, è ignorato dal 60% delle persone che, ogni giorno, fanno un ordine su Amazon, eseguono una ricerca su Google, condividono stories su Instagram, utilizzano ChatGPT su Bing e acquistano un nuovo iPad.