In chiesa, le offerte col Pos (fatte passare per misura anti Covid)

La sperimentazione è partita a Cicognara in provincia di Cremona

23/11/2020 di Gianmichele Laino

La domanda che sorge spontanea è: ma le offerte col pos in Chiesa saranno conteggiate anche nel monte spesa previsto per ottenere il cashback da parte del governo (che dovrebbe partire il prossimo 1° dicembre)? Nell’attesa che l’esecutivo risolva anche questo aspetto, occorre registrare quanto accaduto in un paese in provincia di Cremona, Cicognara, dove è partita una sorta di sperimentazione con il benestare della diocesi.

LEGGI ANCHE > Donald Trump conta le banconote prima di fare l’offerta in chiesa

Offerte col pos in Chiesa, la soluzione sperimentata a Cremona

Le norme anti contagio da coronavirus suggeriscono di maneggiare il denaro il meno possibile. Il passaggio di mano in mano di monete e banconote, infatti, potrebbe essere tra i vettori del virus. Le offerte in chiesa sono uno dei momenti in cui, senza alcun dubbio, questo passaggio avviene più frequentemente. Gli spicciolini per le offerte, solitamente, vengono raccolti da alcuni ministranti che passano tra i banchi con i cestini o che svuotano le apposite colonnine poste in prossimità delle icone a cui accendere un cero.

In questo modo, durante le funzioni e non solo, si crea una possibile occasione di contagio. Si potrebbe rinunciare, dunque, alle offerte dei fedeli, visto che – in ogni caso – la chiesa dispone di un patrimonio ingente. Invece no. In provincia di Cremona, pur di non rinunciare a questo piccolo obolo, hanno studiato un sistema che prevede l’installazione di un pos all’interno dell’edificio sacro: basta avvicinare la propria carta di credito contact-less al monitor del pos per poter effettuare l’offerta. Ma come si deciderà l’importo? Il sistema prevede un touch-screen che – comunque – non è propriamente l’ideale per evitare il contagio attraverso le mani. Lo schermo andrebbe igienizzato ogni volta che l’operazione viene ripetuta.

Offerte col Pos in chiesa, il problema delle “offerte schedate”

Insomma, varrà davvero la pena installare questi apparecchi all’interno delle chiese? Senza contare che, mentre la donazione di moneta contante resta anonima, quella con il Pos è chiaramente tracciata. Le singole parrocchie potranno “schedare” i fedeli in base alle somme versate. Una questione che, oltre a essere un vulnus non di poco conto dal punto di vista della privacy, fa venire meno anche la natura stessa della donazione, che – in quanto tale – dovrebbe essere anonima (il bene fatto non si dice mai, recitano vecchi adagi) e secondo le proprie disponibilità. Eppure, sta succedendo anche questo.

Share this article