L’oca Giulio, ovvero: sulle dinamiche di funzionamento dei gruppi FB di quartiere

Ne abbiamo parlato con il giornalista Lorenzo Misuraca

04/06/2021 di Gianmichele Laino

Restituiamo il tutto alla corretta dimensione del fenomeno. Anche perché di pareri sull’oca Giulio – non soltanto sui social network, ma anche su portali d’informazione locali e nazionali – si è già detto di tutto. L’oca è morta, viva l’oca. E finiamola qui. I toni del dibattito intorno alla mascotte di un noto quartiere di Roma, tuttavia, sono diventati surreali quando si sono mescolate le dinamiche della polarizzazione via social network, i meccanismi di funzionamento dei gruppi su Facebook e le difficoltà intrinseche al ruolo di moderatore, soprattutto quando si parla di contenitori molto frequentati.

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L’oca Giulio e i comportamenti di un gruppo Facebook

Il giornalista Lorenzo Misuraca è stato, suo malgrado, testimone di questa combinazione di fattori. Era intervenuto nel gruppo, sperando di offrire un apporto di concretezza alla discussione. Il suo post su Facebook, attraverso le sue parole, spiega in sintesi quanto accaduto:

«Mi sono permesso […] di suggerire ironicamente l’intitolazione di via Zenodossio proprio alla nostra amata oca, sperando così di attirare l’attenzione di municipio e media sul problema del dissesto idrogeologico della zona (dove ogni tot si apre una voragine e inghiotte auto). Post cancellato. A quello seguente in cui lo facevo notare civilmente, mi hanno buttato fuori».

Ovviamente, non stiamo parlando di una storia di censura, di oddio, la libertà d’espressione, di dibattiti democratici. Quelle sono realtà che si concretizzano su discussioni di portata diversa rispetto al compianto sull’oca Giulio. Ma quanto accaduto ci offre la possibilità di analizzare i meccanismi e le dinamiche di queste specie di agorà virtuali che sono i gruppi Facebook, soprattutto se la loro portata – come nel caso di Amici del Pigneto – è di oltre 11mila iscritti.

«Un gruppo di quartiere su Facebook – dice Lorenzo Misuraca – può essere di difficile gestione. Compaiono post di tutti i tipi: c’è chi cerca un buon ristorante di carne, chi è alla ricerca di un buon idraulico, chi fa piccole lamentele per quello che gli capita il giorno sotto casa. Nel caso dell’oca, c’è stata una polarizzazione eccessiva dei commenti: da un lato chi esprimeva un commosso ricordo, dall’altro chi riteneva eccessiva la dimensione pubblica della discussione. Ovviamente, c’era anche chi faceva sarcasmo molto duro. Il mio intervento voleva, con garbo, portare l’attenzione sul problema idrogeologico di un’area del quartiere, ma poi si sono innestate altre dinamiche».

Dinamiche, purtroppo, tipiche di questo tipo di confronto virtuale, nell’utilizzo di questo specifico medium che Facebook mette a disposizione: «Il fatto di intervenire in un gruppo Facebook – spiega Misuraca – comporta spesso una sorta di incapacità nel comprendere il tono di un commento. Inoltre, c’è un altro aspetto. Per la sua stessa funzione, il gruppo Facebook innesca il meccanismo di volersi schierare immediatamente, magari senza pensarci su più di tanto, da un lato o dall’altro della polarizzazione».

Ed è in questo chiaroscuro che si generano fenomeni imprevedibili: «In un mio articolo, l’ho descritto tra gli effetti del binomio social e pandemia. La dimensione dei social network tende a far scomparire il contesto, rischiamo di non decodificare la persona che ci sta di fronte. La cosa viene ancora maggiormente esasperata dallo strumento dei like che il pubblico che assiste alla discussione virtuale ha a disposizione. Sono dinamiche che si riuscivano a vedere già da qualche tempo ma che, con la pandemia, sono peggiorate: le persone si sono ulteriormente allontanate fisicamente e tutto ciò ha reso normalità la discussione sui social network, che prima era uno spazio d’evasione circoscritto nel tempo. Ora non perdiamo mai il contatto con uno schermo».

«I social funzionano fino a quando sono efficaci»

La tentazione diventa, inevitabilmente, quella di dire che Facebook è un’azienda privata, che i gruppi non sono un medicinale prescritto dal medico e che se ci stai dentro è bene, altrimenti puoi pure non frequentarli. Tuttavia, la questione è molto più complessa: i gruppi Facebook, pensiamo a quelli di quartiere, diventano un vero e proprio strumento pubblico. Non si può troncare una discussione con la logica del dentro o fuori. Bisogna avere la consapevolezza della portata di un gruppo Facebook, deve essere importante il metro di giudizio che ne disciplina le interazioni. Fa sicuramente parte delle regole del gioco, ma sono regole che vanno condivise e non interpretate in maniera discrezionale, a seconda della situazione.

E per quanto tempo durerà tutto questo? «L’incontro virtuale resterà – conclude Lorenzo Misuraca -. Ma c’è da dire che i social network funzionano fino a quando sono efficaci. Oggi non si vedono più under 30 su Facebook, perché non lo ritengono un ambiente sano, totalmente investito da un utilizzo che potremmo definire da boomer. L’uscita della pandemia e l’aria tossica che si respira sui social porteranno a un ritorno del confronto fisico. E per i nativi digitali, forse, sarà una splendida prima volta».

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