La Corte Suprema Us boccia la causa pro-Trump del Texas, esplodono i social

Il no dei giudici, ampiamente atteso, rappresenta l'ennesima sconfitta del presidente uscente e delle sue accuse, mai provate, di brogli

12/12/2020 di Redazione

Il no della Corte Suprema alla causa del Texas per sovvertire il risultato del voto e regalare la Casa Bianca a Trump irrompe come un fulmine a ciel sereno. Strano, visto che tutti gli esperti e persino i repubblicani rimasti fedeli alla democrazia e alle sue regole avevano ampiamente spiegato che la causa non aveva le minime basi legali per essere anche solo presa in considerazione dai nove giudici. Eppure, soprattutto nell’universo parallelo dei sostenitori del presidente uscente la notizia è diventata l’ennesimo complotto contro il prescelto, in un copione che rende sempre più Trump e i repubblicani un culto più vicino a QAnon, che un partito politico.

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Il no della Corte Suprema e la reazione dei social

Il no della Corte Suprema, con tutti e nove i giudici d’accordo sul no ai contenuti e solo i conservatori Thomas e Alito che si erano detti disposti almeno ad ammettere il quesito, ha scatenato ogni tipo di reazione sui social. E oltre a Trump, il bersaglio principale degli sfottò in rete è stato il senatore del Texas Ted Cruz, che si era offerto per presentare la causa alla Corte.

La decisione della Corte, che ha ribadito non ci siano le basi legali perché uno Stato dell’Unione possa intervenire nel processo elettorale di un altro, ha però anche risvegliato la rabbia dei sostenitori di Trump, anche in Italia con molti sovranisti che negli ultimi giorni erano diventati esperti di diritto costituzionale americano, che adesso accusano la Corte, composta per un terzo di nominati da Trump, di aver tradito gli Stati Uniti. Le due reazioni più singolari e clamorose sono però quelle dei repubblicani del Texas e quelle dei seguaci di QAnon. Il leader del GOP nello Stato promotore della causa, appoggiata da 17 Stati e oltre 120 membri repubblicani del Congresso, ha infatti commentato il no della Corte Suprema Usa rilanciando, anche se in maniera ipotetica, una secessione degli Stati in questione. Nei meandri di QAnon invece si fa strada il sempre più folle paragone tra Trump e Mosé, con il presidente uscente che secondo i seguaci di Q adesso potrebbe guidare il suo popolo eletto attraverso il Mar Rosso perché “Dio è in controllo”.

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