Il possibile ruolo di Elon Musk nel «salvataggio» di TikTok negli Usa
Il ruolo del nuovo numero uno del Department of Government Efficiency all'interno dell'amministrazione Trump potrebbe essere una buona notizia per TikTok: ad aprile, riteneva che il ban della piattaforma fosse un errore
09/12/2024 di Gianmichele Laino
Donald Trump era stato l’ispiratore del ban di TikTok, sin dal 2020. Poi, però, qualcosa deve essere cambiato. L’amministrazione Biden, nel periodo dei 4 anni di attività, non aveva fatto altro che dar seguito a una indicazione che i politici di Washington avevano a loro volta recepito proprio dal tycoon: bannare TikTok per porre un argine alla sua crescita (vista l’origine della piattaforma, quella Cina che tanto aveva preoccupato l’economia americana) e per tutelare i cittadini americani da eventuali trattamenti illeciti dei loro dati personali (con la paura che questi ultimi potessero essere utilizzati per attività di spionaggio). Tuttavia, Donald Trump – proprio nel corso dell’ultima campagna elettorale che lo ha riportato alla Casa Bianca – ha fatto una clamorosa inversione a U su questo punto: a più riprese, nei suoi rally con gli elettori, ha promesso di salvare TikTok dal ban previsto da una legge che è stata già approvata dal Congresso e sulla quale è in corso una disputa legale che, dopo che anche l’appello ha dato torto alla piattaforma made in ByteDance, è destinata ad arrivare alla Corte Suprema. A meno che, ovvio, la politica non intervenga prima.
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Musk su TikTok: la sua influenza su Trump potrebbe contribuire a salvare la piattaforma
Oggi, con la vittoria delle elezioni da parte di Donald Trump, buona parte delle scelte politiche americane che riguardano le nuove tecnologie, il mondo del digitale e dell’innovazione passano da Elon Musk. A capo del Department of Government Efficiency (DOGE), Musk non ha mai fatto mistero di avere un grande ascendente su Donald Trump per tutto ciò che concerne la sua principale materia di competenza. Il capo di X, infatti, ha spesso dettato l’agenda per tutto ciò che riguarda il programma sul digitale e sull’innovazione di Donald Trump. Ad aprile del 2024, Elon Musk si era detto fortemente contrario rispetto al ban di TikTok derivante dal mancato rispetto, da parte della piattaforma, della legge americana che prevede una sua titolarità statunitense per continuare a operare sul territorio Usa.
«TikTok non dovrebbe essere vietato negli Stati Uniti, anche se tale divieto potrebbe favorire la piattaforma X. Farlo sarebbe contrario alla libertà di parola e di espressione» – questo era stato il commento, ovviamente affidato a X, di Musk alla vigilia dell’approvazione della legge. La Corte d’Appello di Washington, nei giorni scorsi, ha spiegato come il ban di TikTok non riguardi la libertà d’espressione (dal momento che questa sarebbe garantita, se ci fosse il rispetto della vendita a una realtà americana della sezione Usa della piattaforma) e che, al contrario, quest’ultima sarebbe in pericolo in presenza di rischi collegati ad agenti esterni con una dubbia gestione dei dati personali degli utenti. Fatto sta che quella della libertà d’espressione, per Musk, era più che altro una bandiera ideologica: il vero motivo della sua contrarietà al ban di TikTok negli Usa era (e resta) il fatto che, in questo modo, Meta si avvantaggerebbe molto più che X dall’eliminazione dal mercato di una piattaforma diretta concorrente.
Questa stessa visione è stata condivisa a più riprese da Trump in campagna elettorale (tanto da aprire egli stesso un account su TikTok) e – se non nell’immediato – nel prossimo futuro potrebbe sicuramente intervenire per cambiare le carte in tavola. Al momento, gli osservatori ritengono difficile una sconfessione della legge nei primi giorni della sua nuova amministrazione, perché una mossa del genere indebolirebbe la maggioranza repubblicana al Congresso e al Senato. Tuttavia, ci sarebbero altri modi per poter rimandare l’esecutività della legge nei confronti di TikTok e per prendere tempo in vista di un accordo con la piattaforma. Che, al momento, ha più di un alleato all’interno della Casa Bianca.