Ma se Musk vuole che i giornalisti scrivano su X, perché li banna?

Nel corso degli ultimi mesi ci sono stati diversi episodi contestati a Elon Musk, rispetto all'utilizzo della sua piattaforma nei confronti di operatori della comunicazione

24/08/2023 di Gianmichele Laino

Eravamo ancora nello scorso dicembre. Elon Musk, che stava facendo il paladino della libertà di espressione sulla sua nuova creatura (la formalizzazione dell’acquisto di Twitter risaliva solo a qualche settimana prima), con una mossa a sorpresa aveva sospeso dalla piattaforma Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della Cnn, Drew Harwell del Washington Post, Matt Binder di Mashable, Micah Lee di Intercept, così come i reporter indipendenti Aaron Rupar, Keith Olbermann e Tony Webster. Il tutto perché questi ultimi avevano condiviso pubblicamente dati sulla posizione di Elon Musk e degli spostamenti del suo jet in tempo reale. Almeno questa era stata la presa di posizione ufficiale del miliardario. Ecco perché, dopo un antipasto di questo genere, si fa davvero fatica a credere alle sue parole, quando afferma che Twitter/X dovrebbe essere la piattaforma più adatta per i giornalisti, per i blogger, per i podcaster e per tutti gli altri creatori di contenuti.

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Musk banna i giornalisti, ma poi dice che Twitter è il posto migliore per loro

La motivazione data all’epoca poteva anche essere in linea con un principio di sicurezza: per quanto i dati sui voli degli aerei (anche quelli privati) siano ormai ampiamente disponibili per l’opinione pubblica, non è opportuno che un personaggio noto a tutti (che potrebbe attirare su di sé anche delle azioni sconsiderate) possa essere tracciato costantemente anche grazie alle attività informative di giornalisti. Tuttavia, Musk non si è limitato esclusivamente a quel gruppo di giornalisti e a quella specifica circostanza.

Anzi, dopo aver più volte evidenziato come Twitter sia una piattaforma dove è possibile esprimere qualsiasi opinione, nella scorsa primavera Musk era arrivato a bannare Dell Cameron, un giornalista di Wired, che aveva intervistato l’hacker che aveva preso di mira Matt Walsh, un analista con visioni molto conservatrici che è nella cerchia degli amici di Elon Musk. La ragione della violazione – secondo quanto evidenziato da organi di stampa americani – sarebbe la violazione delle policies di Twitter sui «contenuti ottenuti tramite hacking che contengono informazioni private».

Dopo questi episodi, tuttavia, Musk ha continuato sulla sua strada. O meglio, ha continuato ad andare avanti verso i suoi obiettivi facendo più volte inversione a U. Ha prima pensato di eliminare completamente il tasto “blocca” su Twitter – ne abbiamo parlato in un altro monografico, questa settimana – e poi ha accolto tutti i giornalisti su X, garantendo loro una migliore monetizzazione se avessero scritto esclusivamente articoli in forma di post (senza link esterni insomma). Quanto può essere coerente questa linea?

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