La motivazione con cui il giudice ha sequestrato alcuni servizi de Le Iene su Burioni

Il documento è stato pubblicato da Roberto Burioni

15/01/2021 di Redazione

Roberto Burioni, nella giornata di oggi, ha pubblicato – attraverso un Google Drive poi diffuso anche attraverso i suoi canali social – le motivazioni con cui il gip di Milano Salvini ha provveduto al sequestro dei servizi delle Iene, mandati in onda nel mese di giugno, in merito a un presunto conflitto di interessi legato alle dichiarazioni dello stesso Burioni circa gli anticorpi monoclonali. Nelle motivazioni che sono state pubblicate si sottolinea come le cure con gli anticorpi monoclonali non rappresentano una esclusiva di Burioni e che queste ultime terapie non sono ancora state applicate al Covid-19.

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Motivazioni sequestro servizi Iene su Burioni

Nelle motivazioni si legge che il sequestro e l’oscuramento dei servizi rappresenterebbe «l’unico mezzo idoneo per scongiurare la reiterazione del reato di diffamazione». Tuttavia, vale sempre la pena ricordarlo, sono in corso delle indagini che porteranno poi alla definizione di questa vicenda dal punto di vista legale (occorrerà capire, infatti, se ci sarà o meno un rinvio a giudizio) e che il sequestro si configura come una misura cautelare in questa fase delle indagini.

Nelle motivazioni – passaggio che è stato evidenziato anche da Burioni sui propri canali social – si legge anche che «dalla querela e dagli atti allegati emerge, contrariamente a quanto sostenuto nel programma Le Iene, che Burioni non ha aspettative di guadagno, attuali o potenziali, dirette o indirette, collegate all’utilizzo di anticorpi monoclonali per contrastare il Covid 19». Nelle motivazioni ci si dilunga sulla definizione di anticorpi monoclonali in letteratura medica, sulle attività di Roberto Burioni in questo settore (che, al momento, non riguardano il Covid-19) e della Pomona Ricerca s.r.l.

Inoltre, si sottolinea anche che gli opinionisti che sono stati consultati nel corso dei servizi – tra questi Enrico Mentana, Massimo Cacciari, Peter Gomez, Andrea Crisanti e Matteo Bassetti – avrebbero espresso posizioni di condanna del conflitto d’interesse partendo dall’assunto di partenza proposto loro dal giornalista delle Iene autore dei servizi e sarebbero state proposte «attraverso un montaggio molto accorto».

Negli ultimi giorni, dopo che Burioni aveva reso noto l’oscuramento dei servizi de Le Iene, il programma Mediaset aveva replicato in maniera decisa, sostenendo di essere sorpreso dalla decisione del giudice, su richiesta della procura, di dar vita a un provvedimento così invasivo che «appare come sanzione censoria».

Foto IPP/MIPA

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