Le Iene dopo l’oscuramento dei servizi su Burioni: «Sanzione censoria»

La redazione ha risposto, dopo che l'immunologo aveva reso nota la misura del tribunale di Milano

13/01/2021 di Redazione

Roberto Burioni, questa mattina, aveva evidenziato che alcuni servizi de Le Iene – relativi alle sue presenze in Rai e alla sua opinione sulla commercializzazione degli anticorpi monoclonali come cura anti coronavirus – erano stati oscurati, in seguito a un provvedimento del tribunale di Milano, dopo la richiesta della procura competente. Ora, è arrivata anche la risposta delle Iene sulla questione, con una nota che espone il punto di vista della redazione in merito alla questione.

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Risposta Iene dopo le parole di Burioni

Dopo aver fatto un rapido resoconto sul contenuto dei servizi, dopo aver chiarito che il presunto conflitto d’interessi contestato a Roberto Burioni non è di certo un reato, ma una questione di deontologia, ha espresso un giudizio nel merito rispetto alla decisione del tribunale di Milano che – tra le altre cose – risale al 28 dicembre 2020.

«Ci siamo genuinamente stupiti – scrive la redazione de Le Iene – di un provvedimento così invasivo, che si limita a recepire acriticamente la versione di Burioni senza approfondire le nostre argomentazioni, e che per questo ci appare come una sanzione censoria». Come, del resto, abbiamo riportato anche noi di Giornalettismo nell’articolo che ha dato conto dell’oscuramento dei servizi, dopo la dichiarazione via social di Burioni, Le Iene ricordano che l’iter giudiziario è ancora in essere e che la decisione del tribunale rappresenta soltanto una tappa: «Le bugie vanno dimostrate in tribunale, e noi saremo felici di essere ascoltati e di poter esibire gli argomenti che ci hanno portato a mandare in onda i nostri servizi, cosa che al momento ancora non è successa».

La redazione, inoltre, ha riproposto alcune domande per Roberto Burioni, quelle che avrebbe voluto fare all’immunologo del San Raffaele nel corso delle proprie trasmissione. Burioni, del resto, ha controreplicato: «Mi spiace che questi signori non abbiano ancora capito che il confronto che chiedono pubblicamente si sta già svolgendo, altrettanto pubblicamente, in tribunale».

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