Pillon chiede a Enzo Miccio di impedire ai suoi fan di usare meme su di lui
La differenza, però, sta nel fatto che era stato proprio Pillon, in prima persona, a usare un meme con Enzo Miccio
17/04/2021 di Gianmichele Laino
Forse c’è un problema che riguarda il meccanismo di funzionamento dei social network che sfugge ad almeno una delle due parti in causa nella disputa Enzo Miccio contro Pillon, relativamente alla solita propaganda contro il ddl Zan. Perché quando si costruiscono o si condividono meme in rete, ognuno è responsabile di ciò che fa e non di ciò che fanno terze persone. Facciamo un esempio, tratto da una storia vera.
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Enzo Miccio contro Pillon, la risposta su Facebook
Se un senatore della Lega pubblica quattro riquadri con altrettante immagini (tre di Simone Pillon e una di Enzo Miccio) e se quel senatore della Lega è proprio Simone Pillon, beh allora è lui che sta creando e condividendo un meme di cui si prende la responsabilità. Quel meme, poi, è accompagnato dal copy: «Vedo Enzo Miccio confuso. Ma è a favore o contro il ddl Zan? Dalle foto non si capisce».
Siamo d’accordo su questo punto? Simone Pillon ha inserito l’immagine di Enzo Miccio – giocando su una presunta somiglianza tra lui e il famoso wedding planner -, lo ha citato nel copy di un post e ha pubblicato tutto questo su Facebook. Se il mondo non si è ancora rovesciato, questa azione è diretta responsabilità di Simone Pillon (o di chi cura la sua comunicazione).
Inutile, quindi, prendersela se Enzo Miccio – legittimamente – si sente preso in giro da questo utilizzo della propria immagine (contrario a qualsiasi suo principio politico) e, da uomo di spettacolo che ben conosce i meccanismi del copyright, interviene pubblicamente (parlando in prima persona, attraverso il proprio account social) blastando il senatore della Lega: «Sono tutt’altro che confuso, la pregherei di evitare questa inutile e ridicola pantomima e di non usare il mio nome e la mia immagine!».
Un commento che ha ottenuto il quadruplo delle interazioni rispetto al post iniziale del senatore della Lega, che voleva fare il simpatico, ottenendo facili like con questa cosa molto gggiovane del meme su Enzo Miccio. E invece, la mossa si è rivelata un boomerang proprio a causa della risposta di Enzo Miccio che ha contestato a Pillon un utilizzo improprio della sua immagine.
La risposta di Pillon
Come ha risposto Pillon? «Dica ai suoi fan di fare altrettanto con me, col mio nome e con la mia immagine, visto che sono mesi se non anni che vengo continuamente preso di mira». Sì, avete capito bene. Un senatore, un uomo delle istituzioni – che poco ha a che fare con lo sfruttamento dell’immagine, vista la sua funzione, per sua stessa natura, pubblica – ha chiesto a un’altra persona di monitorare presunti comportamenti di terzi («suoi fan») affinché non utilizzino più la sua immagine e il suo nome. Ci permettiamo di sottolineare che il funzionamento dei social network è leggermente diverso e ognuno è responsabile di ciò che pubblica.
Non siamo nella fattispecie – cara alla propaganda leghista sui social – in cui un personaggio realizza un post con lo scopo di sollevare una discussione su chi viene citato in quel post o su chi viene mostrato in una fotografia. Qui si parla di “sfruttamento dell’immagine”. Ed è curioso che un uomo delle istituzioni lo contesti a un uomo di spettacolo, soprattutto perché l’uomo di spettacolo non ha alcuna responsabilità in quello che fanno altri.