Metro Roma, il bambino cade nell’ascensore: la ricostruzione dell’incidente

Metro Roma, il bambino cade nell’ascensore: ecco come è andata la tragedia della stazione Furio Camillo, dove il piccolo Marco è precipitato nella tromba dell’elevatore della stazione della metro A. Il sindaco Ignazio Marino ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali del piccolo dopo aver passato due ore con la famiglia del piccolo: un addetto della municipalizzata del trasporto pubblico ha effettuato una “procedura non codificata” per tentare di liberare il bambino e la madre. “Un eccesso di generosità che è diventata tragedia”, secondo l’assessore dimissionario ai Trasporti Guido Improta.

METRO ROMA, IL BAMBINO CADE NELL’ASCENSORE: ECCO COME E’ ANDATA

I giornali di oggi riportano la ricostruzione della dinamica dell’incidente.

Una tragedia senza senso avvenuta in un pomeriggio di luglio alla fermata della linea A di Furio Camillo, zona Appio-Tuscolana, popoloso quartiere a due passi da San Giovanni. Quello che resta è una famiglia distrutta, Francesca Giudice, la madre che ha perso il figlio senza un perché, e Giovanni Grandefronte, il padre, libraio a Roma. Insieme a loro, a disperarsi, c’è anche un altro uomo, un addetto di Atac che, come ha sintetizzato l’assessore ai trasporti della capitale, Guido Improta, si è fatto prendere da «un eccesso di generosità che si è trasformato in tragedia ». Perché Marco e Francesca, ieri pomeriggio poco prima delle 17, erano rimasti chiusi in quel maledetto ascensore, bloccati al buio e al caldo di una giornata bollente.

L’ascensore si blocca, secondo le notizie a disposizione, subito dopo la partenza: parliamo di uno spazio di 20 centimetri dal piano di camminamento. Ma i due vanno nel panico.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, a quel punto, con le luci spente, Francesca suona l’allarme. Una, due, tre volte. Nel frattempo slega Marco dal passeggino. La sentono dal gabbiotto all’ingresso della stazione e decidono di intervenire. Nonostante qualsiasi operazione di questo tipo non sia di competenza di Atac. Nonostante il regolamento introdotto lo scorso autunno, in caso di guasti, preveda l’intervento dei tecnici abilitati alla manutenzione entro 30 minuti dalla segnalazione. Ecco «l’eccesso di generosità» di cui parla Improta, «l’errore umano». Perché Francesca e Marco, da quello che viene raccontato agli inquirenti, sono agitati, vanno nel panico. E l’addetto Atac decide che non è il caso di farli aspettare oltre. Adotta una «procedura non codificata» (sempre le parole dell’assessore): prende il secondo ascensore, quello di fianco, e si posiziona all’altezza di di quello bloccato. Tecnicamente prova un “trasbordo” tra i due: rimuove i pannelli laterali, prima uno poi l’altro.

Una procedura, dice a SkyTg24 “un manutentore esperto”, che sarebbe stata eseguita “in assenza di sicurezza”; in meno di mezz’ora, secondo i regolamenti Atac, sarebbe arrivato un manutentore esperto: “L’assessorato ai Trasporti farà sapere che «la ditta di manutenzione Kone stava già intervenendo secondo i tempi contrattualmente previsti e cioè aveva assicurato l’intervento entro 30 minuti dalla segnalazione del guasto»“.

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L’esito, infatti, è infausto.

Quando Marco vede la luce dopo quei lunghissimi minuti di buio decide che non può più aspettare: lascia la mano della mamma e avanza. L’uomo, l’addetto di Atac, nemmeno lo vede, è buio. In basso, tra i due ascensori, c’è uno spazio di 40 centimetri. Stretto per un adulto. Più che sufficiente per un bimbo di 4 anni. Succede tutto in un attimo. Marco precipita nella tromba dell’ascensore. Un volo di venti metri che lo schianta al suolo. A quel punto non si capisce più nulla: le urla, i pianti. L’uomo sviene, Francesca si sente male.

I carabinieri sentono per ore l’addetto Atac, portato via in ambulanza. I genitori sono distrutti. Una voce dall’altoparlante scandisce in lacrime: la stazione va evacuata. “Pochi minuti e arrivano tutti: prima i carabinieri, poi tre ambulanze, i vigili del fuoco. Un addetto del 118 racconta: «Siamo entrati e abbiamo recuperato il corpo. Abbiamo provato a rianimare il bambino. Non c’era già più niente da fare»”, continua Repubblica. La mattina dopo arrivano le prime notizie: la macchina della giustizia è già in movimento, sono tre i denunciati per omicidio colposo.

Sono tre al momento le persone denunciate per la morte del bambino precipitato ieri nel vano ascensore della stazione Furio Camillo della metro di Roma. Secondo quanto si apprende, si tratta di un addetto Atac e di due vigilantes denunciati per concorso in omicidio colposo.

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