Il lavoro dell’associazione Meter: «Non sempre è semplice l’interlocuzione con i server provider per la lotta alla pedopornografia»
Don Fortunato Di Noto, presidente dell'Associazione Meter, spiega come si opera in questi casi e quanto sarebbe importante individuare i responsabili della produzione e diffusione dei materiali (non limitandosi alla loro rimozione)
05/05/2023 di Gianmichele Laino
Rientra a pieno regime tra le associazioni che collaborano con le istituzioni e con la Polizia Postale nel tentativo di debellare il fenomeno della pedopornografia online. Meter è impegnata dal 1989 in questa azione di contrasto, nucleo fondamentale di un osservatorio globale che punta a stabilire connessioni sia con i decisori politici, sia con i soggetti privati, al fine di tutelare la salute fisica e mentale dei bambini. Don Fortunato Di Noto è l’anima di questa associazione, che – ogni anno – si impegna nel monitoraggio della pedopornografia online, ne intercetta le tendenze, cerca di anticiparne le dinamiche. Nel corso della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, abbiamo cercato di fare il punto sul lavoro dell’associazione e sulle nuove iniziative in campo per il contrasto a questi fenomeni.
LEGGI ANCHE > Il progetto “Nei panni di Caino”, che usa i visori virtuali per mettersi nei panni dell’aguzzino
Meter e la pedopornografia, una lunghissima lotta
«La Polizia Postale italiana conferma quello che noi diciamo da diverso tempo – spiega don Fortunato Di Noto a Giornalettismo -: la produzione e la diffusione di materiale pedopornografico, in grandissima quantità e in circuiti economici specifici dove questo materiale si trova a circolare, sicuramente mostra come ci sia un coinvolgimento di grandi associazioni pedocriminali, a livello nazionale e a livello internazionale. Il nostro dramma è che il problema è rappresentato dalle vittime. Pensiamo ai set fotografici dove centinaia di bambini vengono filmati e ripresi: si tratta di uno sfruttamento che non ha eguali e che non può che venire da determinati contesti di criminalità».
Il ruolo di associazioni come Meter diventa fondamentale, dunque, a contrastare un fenomeno che non resta confinato soltanto nella sfera privata, ma che rappresenta una vera e propria piaga generata dalle associazioni criminali. «Meter è uno degli ispiratori dell’osservatorio globale contro la pedopornografia – continua don Fortunato Di Noto -. Abbiamo un protocollo ufficiale con la Polizia Postale dal 2008 e che è stato rinnovato, anche quest’anno, lo scorso 19 aprile. Non si tratta dell’unico accordo: noi collaboriamo, ad esempio, a livello internazionale anche con la polizia polacca. Prevenzione e formazione sono punti fondamentali della nostra azione, ma la collaborazione con le magistrature e il flusso di informazioni che forniamo sono altri elementi imprescindibili. Il tutto senza interloquire mai con i pedofili e senza sostituirci alle autorità della polizia postale. Il nostro lavoro è importante soprattutto grazie ai nostri centri di ascolto e alle segnalazioni che riusciamo a inoltrare. Lo scorso anno sono state 194 le persone, anche minorenni, che si sono rivolte al centro. Negli ultimi 20 anni abbiamo accolto più di 2mila vittime, garantendo loro anche concrete azioni di accompagnamento».
Gli aspetti peculiari dell’azione di Meter
Uno degli aspetti più interessanti dell’azione dell’associazione Meter è il monitoraggio dei server da dove transita il materiale pedopornografico. Ma questo monitoraggio sarebbe vano senza l’interlocuzione con i server provider. Una interlocuzione che, tuttavia, spesso diventa difficoltosa: «Non sempre i server provider sono disposti all’interlocuzione – sostiene don Di Noto -. Chi offre questo servizio ha milioni di utenti e ha moltissime responsabilità, è chiaro. Se il buon senso non interviene, tuttavia, sarebbe giusto affidarsi all’obbligatorietà dell’azione, soprattutto in caso di reati molto gravi. Dobbiamo arrivare a un punto in cui deve essere obbligatorio fornire i dati di coloro che hanno caricato e fatto passare nei server queste nefandezze. Non ci si può appellare alla privacy personale dell’utente quando si tratta di questi crimini contro i bambini. Non serve a niente rimuovere il materiale: il problema è individuare chi ha prodotto, diffuso e commercializzato il materiale pedopornografico. Altrimenti, sarebbe una lotta contro i mulini a vento».
Restano, però, il supporto e l’assistenza alle persone che si rivolgono agli sportelli dell’associazione. Storie trasversali, che interessano diversi soggetti e che riguardano bambini, preadolescenti e adolescenti, oltre che persone maggiorenni: «Noi riteniamo che ogni minimo abuso è un trauma per il bambino – conclude don Fortunato -. Chi si rivolge al nostro centro ha bisogno di una rielaborazione del trauma e di un supporto giudiziario. Noi cerchiamo di intervenire, per le nostre competenze e per la nostra storia, in tutti i contesti: il fatto che io sia un sacerdote non mi impedisce, lo voglio chiarire, di denunciare anche altri sacerdoti».