Il progetto “Nei panni di Caino” che usa i visori virtuali per mettersi nei panni dell’aguzzino

Il progetto è partito diverso tempo fa (la prima traccia nel PON risale al 2018, ma l'iter di realizzazione è stato molto lungo): da qualche settimana, viene presentato in diverse realtà del territorio italiano

05/05/2023 di Redazione Giornalettismo

Un progetto lungo, che affonda le sue radici nel 2018 e che è stato uno di quelli che ha beneficiato dei finanziamenti del PON Legalità del ministero dell’Interno. Oltre 3 milioni di euro per mettere in piedi un ambizioso programma educativo, fatto di cicli di lezioni e anche di sperimentazioni sul campo, sfruttando il ruolo sempre più importante delle nuove tecnologie. A beneficiarne, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, per la direzione scientifica. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le giovani generazioni su temi come violenza, adescamento online e cyberbullismo, provando a farli sentire parte integrante del progetto: grazie all’utilizzo di visori virtuali e allo sfruttamento di scenari virtuali precostituiti realizzati in seno al Laboratorio di Realtà Virtuale Avanzata (LRVA), è possibile immedesimarsi sia negli autori delle violenze, sia nelle vittime. Da qui il nome del progetto: Nei panni di Caino per capire e difendere le ragioni di Abele. 

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Nei panni di Caino, il progetto che punta sulle tecnologie per far sperimentare il rapporto vittima-aguzzino

Il progetto sta trovando una sua esplicitazione di recente, poiché – attraverso alcuni incontri pubblici – i responsabili lo stanno portando nelle scuole e nelle associazioni del territorio. L’audience che si cerca di raccogliere è quella degli studenti della scuola secondaria di secondo grado, che sono sicuramente più esposti – sia come vittime, ma anche spesso come responsabili – a fenomeni di violenze legati alla diffusione di contenuti sul web. Come abbiamo avuto modo di sottolineare in questo monografico, infatti, gli adolescenti sono spesso agganciati dai malintenzionati attraverso commenti e messaggi privati sulle varie piattaforme di social networking.

Gli scenari virtuali precostituiti rappresentano diverse situazioni in cui si possono configurare dei rapporti tra una persona che commette atti di cyberbullismo e la sua vittima, una situazione in cui si può essere vittima di sextortion o, comunque, di diffusione illecita di materiali online. Il tutto per cercare di mettersi nei panni della vittima o in quelli del carnefice, immaginando le ragioni che potrebbero spingere a commettere queste azioni e le sensazioni che si provano nel subirle, inducendo stati emozionali molto profondi.

Il contesto in cui questo progetto è stato immaginato è quello della crescita e della proliferazione di fenomeni caratterizzati dall’uso deteriore della tecnologia e delle piattaforme digitali. Gli indici in risalita – un trend che dura da diverso tempo e che, secondo un recente rapporto dell’Unicef, colpisce ormai un terzo dei giovani in diversi Paesi del mondo, in forme più o meno violente, più o meno soft – hanno portato le istituzioni a stanziare finanziamenti corposi e a individuare, nel contempo, soluzioni creative per poter avvicinare l’utenza alla prevenzione.

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