Se pensate che Facebook è il primo a voler fare il nuovo metaverso, allora vi sbagliate

Ci sono state molte critiche dagli esperti dopo il Facebook Connect di ieri, soprattutto per il concetto troppo basic illustrato da Zuckerberg sul nuovo Meta

29/10/2021 di Gianmichele Laino

Ora, non andremo a scomodare progetti come Second Life, che pure è importante rispolverare per capire il concetto che Mark Zuckerberg ha enunciato nella giornata di ieri, durante il Facebook Connect in cui ha annunciato il cambio di nome della sua azienda (da Facebook a Meta). Tuttavia, se vogliamo parlare di metaverso e se pensiamo che Facebook stia facendo passi da gigante verso il futuro, forse siamo fuori strada. Ci sono delle aziende che, senza annunci roboanti o bazooka di investimenti (come quelli annunciati da Zuckerberg, sia in termini di risorse economiche, sia in termini di risorse umane con la possibilità di assumere 10mila lavoratori solo in Europa), stanno già lavorando da anni a un’idea di metaverso molto più strutturale.

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Il metaverso secondo Facebook è già un concetto superato

Allora, ognuno di noi – prima o poi – si ritroverà a giocare a Fortnite. Si tratta del celebre videogame di Epic Games che, da qualche anno, sta spopolando e non solo nella Gen Z. Bene. Se applichiamo al metaverso la definizione di una sorta di vita parallela che si sviluppa sul digitale, dove i nostri avatar potranno eseguire esattamente le stesse azioni che noi eseguiamo nella realtà (comprese le transizioni economiche, con l’acquisto di beni digitali a partire da monete elettroniche), possiamo agevolmente dire che Epic Games sta cercando di applicare questo concetto già da tempo, sfruttando il grande successo che sta avendo tra i più giovani.

Su Fortnite si possono già realizzare dei propri avatar, si vive già in un mondo fatto da interazioni virtuali, si acquistano già beni digitali, si condividono già delle esperienze esattamente come nella vita reale. L’approccio è stato diverso: non un annuncio esplicito verso il passaggio al metaverso, ma una rincorsa a piccoli passi, con un sapiente centellinarsi di informazioni da condividere con i propri utenti che, quindi, saranno già a proprio agio con un concetto del genere. Ancora una volta – come aveva fatto con Instagram, ma riuscendo a far valere lo strapotere economico di Facebook che, all’epoca, gli consentì di acquistare anche questa nuova app – Facebook è costretto a inseguire.

Cosa fa Epic Games per innovare in questo settore

Iniziare adesso a parlare di metaverso quando Epic Games ci sta lavorando a step significa per forza di cose partire con un certo ritardo e confezionare un prodotto che, magari, alla generazione dei millennials può sembrare effettivamente innovativo, ma che alla Gen Z suona già come una replica. Non basta, insomma, usare dei visori virtuali di proprietà e organizzare dei meeting con i nostri avatar per poter rivoluzionare il concetto di smartworking. Servirebbe (o non servirebbe, a seconda dei casi) creare una cultura del metaverso. Altrimenti, si tratta della solita corsa a chi ci mette più soldi. Una corsa che – come hanno dimostrato i whistleblower di Facebook in questi ultimi mesi – finirà soltanto nell’anteporre il profitto a qualsiasi principio etico.

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