«Il ruolo dell’IA è inarrestabile, servono leggi e tutele sul lavoro», l’intervista al Prof. Cocozza
Abbiamo provato a delineare il mercato del lavoro futuro a partire da quello presente - in cui si licenziano le persone per investire nell'AI - con il Prof. Antonio Cocozza
25/01/2023 di Redazione Giornalettismo
Nell’ambito del nostro approfondimento sui licenziamenti di Big Tech e sugli investimenti nell’Intelligenza Artificiale (il caso più emblematico è rappresentato da Microsoft: – 10 mila posti di lavoro, + 10 miliardi di investimenti nella partnership con OpenAI). Per approfondire la questione andando a parlare non solo del presente ma anche di un’ipotesi di futuro in questo mercato del lavoro in cui l’IA assume un ruolo sempre più di rilievo, abbiamo scelto di intervistare il Prof. Antonio Cocozza, ordinario di Sociologia dei processi economici, del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università degli studi di Roma Tre. Quali sono, ad oggi, le prospettive su mercato del lavoro e AI?
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«Il ruolo dell’IA è inarrestabile, la sua pervasività è destinata a crescere»
Le parole con cui il professore sceglie di iniziare a rispondere ai nostri input vanno in una direzione molto precisa. «Il ruolo dell’IA è inarrestabile, la sua pervasività è destinata a crescere nel sistema economico e produttivo a livello globale – ha esordito il professore – pertanto, tutta una serie di lavori ripetitivi e a basso contenuto tecnologico e di complessità saranno sostituiti da algoritmi e sistemi di macchine».
La strada l’abbiamo già imboccata: «Con l’avvento della quarta rivoluzione industriale, la flessibilità e l’innovazione digitale rappresentano un dato strutturale, che tende a condizionare in modo pervasivo i caratteri dell’impresa e l’evoluzione dei modelli organizzativi. Si va verso una polarizzazione dei modelli aziendali, da una parte quelli che ripropongono un oligopolio di multinazionali che controllano il mercato globale e si ispirano a schemi neo-Taylor fordisti e forniscono un prodotto/servizio standard (Mcdonald, Amazon). A quelli orientati ad una logica di personalizzazione dei prodotti, di Total quality management, di Lean, learning organization», afferma Cocozza.
«Sono destinati a cambiare i processi produttivi, attraverso la diffusione di World Class Manufacturing, l’assetto degli orari, le relazioni di lavoro, nonché la realtà quotidiana, poiché si rimodulano tempi, qualità e stili di vita, lo smart working e il bilancio tra tempo di vita e tempo di lavoro», prevede il professore, facendo riferimento a una vera e propria rivoluzione che dobbiamo essere in grado di direzionare. «Per governare questi fenomeni è necessario adottare un approccio di tipo multidimensionale e interdisciplinare che faccia dialogare la dimensione economica con quella giuridica, con quella sociologica e politologica».
L’imprescindibile necessità di regolare politiche produttive, del lavoro e sindacali
Al netto del fatto che, nel mondo, leggi precise che regolamentino il rapporto sempre più stretto tra lavoro, capitale umano e intelligenza artificiale non esistono (come abbiamo approfondito parlando della situazione in Europa e di quella negli Stati Uniti), è imperativo iniziare a pensare seriamente alla questione.
«In questo scenario inedito, si pone la necessità, ormai non più rinviabile, di regolare le politiche produttive e soprattutto le politiche del lavoro e le relazioni sindacali. Considerato che siamo di fronte ad un mercato globale, per riuscire ad assumere decisioni e approvare norme cogenti su questi temi è assolutamente necessario agire insieme e agire presto, tenendo presente quattro questioni strategiche», fa presente l’esperto.
La proposta di Cocozza si articola in quattro punti, considerando uno scenario in cui – per forza di cose – etica e AI sul lavoro debbano convivere in equilibrio. «Occorre agire ad un livello sovranazionale e assumere orientamenti comuni nell’ambito dei Paesi dell’Unione Europea e dell’OCSE; serve, inoltre, delineare un quadro di diritti per tutelare i lavoratori nei confronti dei licenziamenti collettivi, in modo tale da definire una base giuridica comune con leggi ad hoc, a livello nazionale e sovra nazionale (UE, OIL,OCSE); è necessario prevedere per le parti sociali in ambito aziendale il diritto alla negoziazione delle politiche di innovazione tecnologica e organizzativa, compresi gli effetti dell’IA e delle possibili conseguenze; infine, si deve investire nell’ambito della formazione, in una logica di Life Long Learning, rivolta a tutti i collaboratori, con l’obiettivo di fornire le competenze tecniche e trasversali necessarie per poter competere sui mercati globali, in modo tale da rafforzare il grado di occupabilità dei lavoratori.
Un contesto complesso, fatto di un equilibrio che sarà difficilissimo raggiungere e che va cercato a tutti i costi in tempi molto, molto brevi. E, considerato l’altissimo numero di licenziamenti, non è difficile intuire come potremmo essere già in forte ritardo rispetto a un fenomeno che non sapremo come governare.