Il caso dei virgolettati di Giorgia Meloni presenti nei titoli, ma assenti negli articoli

E la leader di Fratelli d'Italia attacca Repubblica e La Stampa sul tema

28/09/2022 di Gianmichele Laino

Due titoli in primo piano, su Repubblica e La Stampa, sono stati contestati fortemente da Giorgia Meloni, che ha negato di aver mai pronunciato delle parole che, invece, nei titoli stessi, le erano state attribuite. Il virgolettato, del resto, è un chiaro segnale per quanto riguarda il lavoro dei giornalisti: si utilizza quando le parole inserite tra virgolette sono state effettivamente utilizzate. E, soprattutto, si impiega quando – all’interno del testo dell’articolo che fa riferimento a quel titolo – il virgolettato sia stato inserito fattualmente. Invece, negli articoli di Repubblica e La Stampa contestati da Giorgia Meloni, delle parole riportate nei titoli, non c’è traccia.

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Meloni contesta Repubblica e Stampa per i virgolettati che non sono mai stati da lei pronunciati

Entrambi i virgolettati riguardavano Matteo Salvini e il suo ruolo all’interno del prossimo governo di centro-destra. In particolare, su Repubblica il titolo utilizzato era stato Il veto di Meloni su Salvini: «Non avrà ministeri chiari»Ancora più netto il riferimento a presunte dichiarazioni di Giorgia Meloni nell’articolo de La Stampa: Meloni non cede su Salvini: «Non lo voglio, è filorusso»Come già detto, queste parole riportate tra virgolette non compaiono in nessuno dei passaggi degli articoli di riferimento. Anzi, non si parla mai di dichiarazioni esplicite da parte della leader di Fratelli d’Italia, al massimo si riportano dei retroscena di altri esponenti della destra, tutti rigorosamente anonimi.

«Trovo abbastanza surreale – ha risposto Giorgia Meloni – che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l’anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni». Al momento, la leader di Fratelli d’Italia ha scelto una linea piuttosto prudente per quanto riguarda le sue uscite pubbliche: a parte le dichiarazioni post-voto, Meloni ha preferito staccare la spina, affidando unicamente ai suoi social network le prese di posizione. Difficile, dunque, ritrovare suoi virgolettati. E – nel caso di retroscena – sarebbe bene per i giornali citati documentare meglio, e con un maggiore livello di attendibilità, le parole utilizzate per sintetizzare il pensiero di Giorgia Meloni.

E arriva anche la smentita di Draghi a completare il mercoledì nero dei virgolettati

A completare il quadro del mercoledì nero dei giornali e dei virgolettati, ci pensano anche le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, anche lui coinvolto in retroscena che sono stati prontamente smentiti: «Il presidente del Consiglio non ha stretto alcun patto né ha preso alcun impegno a garantire alcunché – si riporta in una nota -. Il presidente del Consiglio mantiene regolari contatti con gli interlocutori internazionali per discutere dei principali dossier in agenda e resta impegnato a permettere una transizione ordinata, nell’ambito dei corretti rapporti istituzionali». Nessun riferimento, dunque, alla mediazione internazionale e a un presunto “stare ai patti” di cui l’attuale premier si sarebbe fatto garante.

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