Il leghista che «ci vuole far ragionare» dicendo che non c’è libertà se non si permette a uno di essere razzista
07/07/2020 di Gianmichele Laino
Se questo è il modo per farci ragionare, allora preferiamo non farlo. Matteo Gazzini è stato un candidato della Lega alle ultime elezioni politiche. Non è stato eletto in parlamento, ma ha il ruolo di rappresentante del Carroccio per quanto riguarda gli Stati Uniti. Il 4 luglio aveva scritto un post in cui si parlava della libertà di espressione applicata alle proteste relative al razzismo. «Non ci può essere libertà se non si permette ad una persona di essere razzista – ha scritto su Facebook -. Il problema non è il razzismo, ma la discriminazione che il razzismo crea e questo è inaccettabile in una società civile».
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Matteo Gazzini, la difesa sulla sua frase su libertà e razzismo
Un paradosso che non ha assolutamente senso e che lui prova a spiegare – oggi – in questo modo, soprattutto dopo aver appreso da vari organi di stampa di essere finito nell’occhio del ciclone per queste sue dichiarazioni:
«Di per sè – ha provato a giustificarsi – un’opinione razzista, sebbene deprecabile, non è reato. Nei paesi liberi esiste la libertà di opinione (art. 21 Cost.) garantita addirittura costituzionalmente. Sottolineavo invece che il reato scatta quando l’opinione razzista sfocia nella discriminazione o altre condotte illecite, ed oltretutto avevo pure aggiunto che tale cosa era inaccettabile».
Secondo Matteo Gazzini, omonimo del leader della Lega, l’opinione razzista sarebbe garantita costituzionalmente. Esattamente da quella stessa costituzione – per intenderci – che al suo articolo 3 sottolinea come i cittadini siano uguali senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Insomma, l’opinione razzista – non essendo un’opinione, ma una vera e propria espressione di discriminazione – basterebbe da sola a violare i principi costituzionali.
Invece, secondo Matteo Gazzini, le polemiche sul suo post su Facebook si baserebbero su una fake news, mentre il suo post – e qui arriva il riferimento a quanto detto in precedenza – voleva solo «farci ragionare»: «Sottolineavo invece che il reato scatta quando l’opinione razzista sfocia nella discriminazione o altre condotte illecite – ha concluso il leghista -, ed oltretutto avevo pure aggiunto che tale cosa era inaccettabile. Cosa invece preoccupante sono le fake news di odio riguardante un post che invece vuole fare solo ragionare».
Chi è Matteo Gazzini, il leghista che ha detto che senza razzismo non c’è libertà
Ma chi è Matteo Gazzini? Si tratta di un esponente molto attivo della Lega (con tanto di fotografia scattata insieme a Matteo Salvini, ma oggi – del resto – chi non ha una foto con Salvini?), con oltre 35mila followers su Facebook. Le sue passate esperienze elettorali nella circoscrizione di Bolzano non sono andate benissimo, ma non per questo il partito non gli ha riconosciuto meriti, affidandogli un ruolo di grande responsabilità, ovvero quello di coordinatore della Lega per gli Stati Uniti. Dove, a naso, le sue idee sul razzismo e sulla libertà non sarebbero condivisi dal movimento del Black Lives Matter.