Mattarella non è sembrato convinto del Garante per le agenzie di stampa nazionali

Poi, secondo alcune ricostruzioni, le sue perplessità sarebbero rientrate in seguito a un confronto con chi ha scritto la riforma

03/08/2023 di Gianmichele Laino

Quando arriva il 27 luglio – o giù di lì – i giornalisti che seguono le attività della politica italiana sono soliti assistere a una cerimonia molto formale, dalla quale difficilmente esce fuori una notizia. Si tratta, ovviamente, della Cerimonia del Ventaglio, un’occasione per il saluto estivo delle istituzioni alla stampa. È vero che, in passato, si sono vissute estati turbolente, tra minacce di crisi di governo e vere e proprie campagne elettorali. Ma quest’anno – almeno rispetto a ciò che si prefigurava all’orizzonte – la situazione era data per tranquilla. Tuttavia, i presenti alla cerimonia hanno drizzato le orecchie nel momento in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto riferimento a «organismi terzi che possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi». È stato abbastanza chiaro, a quel punto, il riferimento alla riforma sulle agenzie di stampa che era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale proprio nella stessa giornata. In modo particolare, sotto la lente d’ingrandimento del Quirinale è entrata la figura del Garante delle agenzie di stampa, quel debunker, quel professore di diritto, quell’esperto di copyright che dovrebbe vigilare – in veste di consulente esterno – sulle notizie che vengono lanciate dalle agenzie nazionali iscritte nell’elenco che verrà predisposto come conseguenza della riforma stessa.

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Mattarella sulle agenzie di stampa, storia di una perplessità

Insomma, la sensazione è che il presidente della Repubblica abbia inteso la figura del Garante delle agenzie di stampa come quella di un certificatore della veridicità degli almeno 400 lanci che, ogni giorno, devono essere garantiti dalle aziende editoriali che si trovano all’interno di quell’elenco. Una sorta di filtro di controllo, prima della pubblicazione di quelle cinque-sei-sette righe che saranno riprese e rielaborate da tutte le testate nazionali e locali che si servono delle agenzie di stampa come fonte principale per la loro attività. Una figura di questo genere, intesa in questo modo, andrebbe ad avere un influsso davvero notevole su tutto l’ecosistema informativo che, a cascata, ricade in questo flusso.

Immaginiamo, ad esempio, che un’agenzia abbia una dichiarazione esclusiva di un rappresentante politico del partito X. Se dovesse arrivare al Garante esterno (la cui indipendenza dall’agenzia non impedisce di avere comunque un orientamento politico, magari del partito Y) questo lancio e se dovesse mettere un filtro per bloccare, in qualche modo, la pubblicazione di questo lancio, a risentirne sarebbe tutto il mondo dei giornali che si appoggiano a quell’agenzia, dal momento che si vedrebbero privati di una dichiarazione forse fondamentale per la narrazione di un determinato accadimento politico. Ovviamente, lo stesso esempio potrebbe valere per casi di cronaca, per notizie economiche, persino per quelle di natura sociale e culturale.

Tuttavia, in seguito alle dichiarazioni del presidente della Repubblica, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, è intervenuto per chiarire il punto e per dare qualche elemento in più sulla figura terza del Garante delle agenzie di stampa. Secondo l’esponente di Forza Italia, infatti, quest’ultimo dovrebbe «rafforzare la difesa in materia di cybersecurity e tutela del diritto d’autore». Ha fatto un esempio che, probabilmente, è una estensione un po’ troppo superficiale del concetto di cybersecurity: «Bisogna difendere l’informazione dalla crescente tendenza degli attacchi hacker, che inquinano il settore delle news con deep fake e manipolazioni sempre più sofisticate». In realtà, se un attacco hacker dovesse colpire un’agenzia di stampa a poco servirebbe un Garante esterno senza l’adeguata protezione di una società che si occupa di contrastare e mitigare gli attacchi, tra DDoS (ieri, alcune testate sono state raggiunte da attacchi di hacktivisti filo-russi e molte di queste sono riuscite a rintuzzarli proprio in seguito agli investimenti fatti nel settore della cybersicurezza, non grazie a un “garante esterno”) e Ransomware.

Il chiarimento sulla cybersecurity e sulla tutela del diritto d’autore, secondo la ricostruzione fatta da Pagella Politica ad esempio, dovrebbe aver fatto rientrare la divergenza tra il presidente Mattarella e il sottosegretario. Quest’ultimo ha anche ricordato che la scelta della figura di garanzia esterna sarà appannaggio delle stesse agenzie e che, dunque, il governo non ha alcuna intenzione di interferire con questa stessa scelta. Bisognerà vedere se, all’atto pratico, le perplessità del presidente della Repubblica sono giustificate.

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