L’intervista a Marianna dell’ospedale di Mariupol e la info-guerra

Ora, la donna viene utilizzata dalla propaganda russa: era stata uno dei simboli dell'ospedale pediatrico della città ucraina

03/04/2022 di Redazione

Il lettore, di fronte alle immagini di Marianna Podgurskaya che rilascia un’intervista – in una località non meglio precisata -, può restare disorientato. Innanzitutto, perché parte dal presupposto di come questa intervista viene presentata, dal suo contesto: adesso, sono le autorità russe (come, ad esempio, l’account Twitter della missione russa a Ginevra) a rilanciare le sue parole, dopo che – qualche settimana fa – l’avevano accusata di essere un’attrice funzionale alla propaganda ucraina. È già questa una contraddizione in termini, che ci fa capire come la guerra in Ucraina e molte azioni legate all’invasione russa siano fatte anche e soprattutto di propaganda.

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Nuovo video di Marianna, l’utilizzo della propaganda

In base alle parole di Marianna (l’intervista, pubblicata sui social network, è visibilmente editata, tagliata), sembra quasi che l’episodio all’ospedale di Mariupol fosse da minimizzare: racconta che le donne ricoverate stavano raggiungendo i sotterranei dove i mariti avevano viveri e oggetti utili a ripararsi, al suono di un allarme anti aereo. Che l’ospedale di Mariupol fosse stato oggetto di un assalto con colpi di proiettile, che c’erano giornalisti dell’Associated Press sul luogo e che i soldati ucraini avevano chiesto ai mariti delle donne incinte di dare loro del cibo perché non mangiavano da 5 giorni. Inoltre, dice anche di essere stata scambiata per la donna in barella (oggetto di un’altra foto dell’Associated Press), che successivamente però è morta a causa di quanto accaduto a Mariupol.

Ora queste parole sono utilizzate dalla propaganda russa per “dimostrare” che l’episodio dell’ospedale pediatrico di Mariupol sia stato, invece, una forzatura mediatica da parte dell’Ucraina e dei media occidentali. Tuttavia, nelle prime ore dopo l’attentato, i russi avevano accusato Marianna stessa (e altre persone presenti nelle foto dall’ospedale) di essere una attrice, che l’ospedale – in realtà – era vuoto e che il bombardamento russo era avvenuto in quanto obiettivo militare sensibile, essendosi trasformata la struttura sanitaria in rifugio per il battaglione Azov. Dunque, quale delle due versioni russe è attendibile? Quella delle ore successive, in cui si cercava di accusare gli ucraini di aver reclutato una attrice, o quella di queste ore, in cui la stessa donna che i russi avevano definito “attrice” spiega che, invece, a Mariupol c’erano altre donne, ci sono state vittime e che l’ospedale è stato effettivamente preso d’assalto?

L’info-guerra passa anche da questi episodi. Inoltre, non sarebbe nuova la tecnica – utilizzata in passato più volte dai russi – di confezionare interviste postume ad hoc. Si pensi, ad esempio, ai casi del bambino siriano Omar Daqneesh (il bambino seduto, ricoperto di polvere: il regime di Assad trovava nei russi un fedele alleato), dell’attivista bielorusso Roman Protasevich o della leader dell’opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya.

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