Travaglio: «A parte aver sposato l’Avvocato e avere il collo lungo, che ha fatto Marella Agnelli?»

Marco Travaglio non ha mai avuto simpatie per i potenti, né tantomeno per i capitani d’industria italiani e per le loro famiglie. Per questo motivo si lancia in un ritratto al vetriolo dei giornali che hanno parlato – tanto – in questi ultimi giorni di Marella Agnelli, la vedova dell’Avvocato Gianni Agnelli morta a Torino il 23 febbraio 2019, il cui funerale è stato celebrato nella giornata di ieri.

Marco Travaglio non capisce la colata «di piombo e di bava» sulla morte di Marella Agnelli

Secondo il direttore del Fatto Quotidiano, infatti, la vedova dell’Avvocato non avrebbe avuto motivi particolari per occupare tanto spazio sui quotidiani, né per avviare il meccanismo che ha portato a richiedere una serie di interviste e di opinioni ad amici o membri della sua famiglia. «Che avrà mai fatto di memorabile – scrive Travaglio -, a parte aver sposato Agnelli e avere il collo lungo, per guadagnarsi suo malgrado e a sua insaputa questa colata di piombo e bava?».

Il direttore del Fatto Quotidiano, poi, si lascia andare a una sorta di elenco delle frasi più stucchevoli – al di là di qualsiasi necrologio – che sono comparse sui giornali italiani. Dice che La Stampa, nonostante fosse l’organo di riferimento dell’azienda di famiglia – non ha dedicato più di un articolo a due pagine alla scomparsa di Marella Agnelli, ma che altri giornali, come ad esempio Repubblica, hanno decisamente esagerato nello spazio concesso alla notizia.

La notizia di Marella Agnelli per attaccare il giornalismo italiano

«Non capisco quel ‘donna’ appiccicato al nome: forse che qualcuno sospettava fosse un uomo? […] Quindi dipende da chi sposi. Se è un vip sei ‘donna’, sennò sei una stronza qualsiasi». Insomma, a Marco Travaglio questo spazio concesso alla morte di Marella Agnelli sembra aver tolto il sonno. Ma si tratta semplicemente del solito modo per criticare, attraverso una strada marginale, il mondo dell’informazione italiana. Emblematica a questo punto la chiusura dell’articolo: «I giornalisti italiani – scrive Travaglio – hanno sempre bisogno di padroni e, quando ne perdono uno, lacrimano per giorni. Poi corrono a cercarsene un altro».

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