I luoghi comuni da sfatare sulle difficoltà di utilizzo dello SPID (anche rispetto alla CIE)

Ci sono diversi aspetti che vengono presi in considerazione dagli utenti ogni qualvolta che si parla dell'autenticazione rispetto all'identità digitale: non è vero che si pongono problemi di accessibilità

23/12/2022 di Gianmichele Laino

Se il sistema dello SPID è stato utilizzato da 32,2 milioni di cittadini – con una crescita del 30% rispetto al 2021 -, se tutti i cittadini della fascia 18-24 anni possiedono SPID (e 1 su 4 dei cittadini al di sopra dei 75 anni), se è vero che mediamente questo sistema di autenticazione è stato utilizzato dagli italiani 25 volte l’anno (+14%), contro le 22 del 2021 e le 9 del 2020, allora significa che forse i luoghi comuni che colpiscono spesso lo SPID non sono poi così giustificati. I dati che abbiamo citato provengono da un recente studio degli Osservatori del Politecnico di Milano che, costantemente, si occupano di monitorare degli aspetti relativi alla pubblica amministrazione e alla sua digitalizzazione. SPID viene utilizzato e i suoi tempi medi di utilizzo non sono affatto tipici di uno strumento che non funziona. Può essere, certo, migliorato su alcuni aspetti e in relazione alla sua compresenza con la Carta d’identità elettronica, questo è vero: ma è altrettanto vero che, al momento, per migliorare gli aspetti digitali del Paese – in linea con gli obiettivi previsti dal Pnrr – lo SPID ha giocato un ruolo di primo piano.

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Luoghi comuni sullo SPID, perché vanno sfatati nei numeri e nei fatti

Chi sostiene che la Carta d’Identità Elettronica è più semplice da utilizzare, probabilmente, non tiene conto di un altro dato evidenziato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano: un accesso medio con SPID richiede all’utente circa 60 secondi, mentre un accesso medio con la Carta d’Identità Elettronica richiede 118 secondi, quasi il doppio del tempo. Inoltre, a complicare questa statistica c’è anche il fatto che non sempre la CIE è compatibile su tutti i dispositivi mobili e che, in alcuni casi, si richiede anche l’estensione di un lettore USB per il suo corretto funzionamento.

A riprova di tutto questo, nel 2022, fino a novembre, ogni 100 accessi 98 sono fatti tramite SPID e 2 fatti tramite CIE. A fine 2022 si supererà un miliardo di autenticazioni SPID in un anno e si raggiungeranno 20 milioni di autenticazioni CIE. Se i numeri sono una prova chiara del corretto funzionamento di qualcosa, da questo punto di vista non dovrebbe esserci storia.

Non è vero nemmeno che SPID sia meno sicuro dello strumento della Cie: sicuramente una smartcard prevede una sicurezza maggiore, ma una sua possibile vulnerabilità rischia di mettere fuori gioco un intero sistema. Nel caso del mancato funzionamento dello SPID, invece, il problema potrebbe essere risolto nel giro di qualche ora al massimo.

In ogni caso, il sistema SPID è tutelato dal lavoro della magistratura, dall’approvazione del Garante Privacy e dal monitoraggio di AgID. È vero che ci sono degli intermediari privati, i famosi identity provider, ma questi ultimi non possono trattare i dati per finalità diverse rispetto a quelle per cui è nato lo SPID (nemmeno in fase di archiviazione, perché tutti i log devono essere cancellati al termine del periodo prefissato).

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