Com’è facile farsi bannare da Facebook se stai sulle scatole a qualcuno
Il caso di Luca Bottura dopo il post di Salvini è emblematico
12/01/2021 di Redazione
Luca Bottura, sull’Espresso, ha raccontato una sua recentissima esperienza di scontro con la Bestia di Matteo Salvini (ovvero l’apparato di comunicazione che, da sempre, fa funzionare i suoi canali social). Partendo da una sua battuta sull’utilizzo che Salvini ha fatto di sua figlia, relativamente al processo per sequestro di persona (Open Arms) che si è svolto a Palermo, il leader della Lega ha provato a far partire una sorta di gogna mediatica prima su Twitter – senza tuttavia riuscirci completamente – e poi, in qualche modo, ha fatto sì che il profilo del giornalista fosse segnalato su Facebook.
LEGGI ANCHE > Incontro tra Salvini e Casaleggio nel 2017, il giudice dà ragione a Calabresi
Luca Bottura bannato da Facebook, cosa è successo
Secondo Bottura – dopo il tweet di Salvini in cui si evidenziava la sua battuta sulla figlia del leader della Lega – una serie di followers dell’ex ministro dell’Interno ha segnalato due vecchi post satirici realizzati in passato dallo stesso giornalista: un finto tweet di Mussolini che annuncia la Marcia su Roma e uno che usa il logo di Casa Pound.
In seguito a queste segnalazioni, il profilo Facebook di Luca Bottura viene bannato: blocco del profilo e impossibilità di postare video per un mese. Un paradosso, se ci pensate: Facebook non ha riconosciuto l’intento satirico dei suoi post e ha ceduto alle segnalazioni di chi, invece, utilizza abitualmente un linguaggio aggressivo sui social network.
In questo momento, in cui i social network sono al centro del dibattito pubblico per quanto accaduto a Capitol Hill e per la gestione dei profili di chi – come Donald Trump – ha avuto la responsabilità di aizzare gli animi, è opportuno capire il loro funzionamento sulla gestione degli account. Tutti i discorsi che si fanno sulla presunta “censura”, in realtà, possono cedere il passo a delle logiche molto più easy, spesso dettate da meccanismi prestabiliti e preconfezionati. Che non distinguono il vero dall’ironico e che, pertanto, agiscono indiscriminatamente (e potenzialmente) contro tutti.
Ah, la vicenda di Bottura. Alla fine, si è conclusa ma i “buoni” non hanno vinto del tutto. Pur essendo stato riammesso alle pubblicazioni, il giornalista conserva alcune limitazioni come quella di non poter andare in diretta per 30 giorni. «Io, per aver detto la mia su di un politico che strumentalizza la propria figlia, sono stato zittito – ha concluso Bottura -. La mia libertà d’espressione, ferita. Del resto il club è questo, le regole le fanno loro. E aggirarle, per un qualunque tizio autoritario, è molto più facile che per un fesso perbene».