La brutta prova del giornalismo italiano sul vaccino AstraZeneca

Dopo il ritiro del lotto ABV2856, le informazioni che sono state date hanno gettato nel panico i lettori

12/03/2021 di Gianmichele Laino

Qui non si tratta, purtroppo, di una parte – schierata e ben circoscritta – della popolazione sempre più sparuta dei lettori di giornali in Italia. Qui si parla proprio della quasi totalità di questo pubblico. Dopo il lotto AstraZeneca ritirato – quello contrassegnato dall’ormai celebre sigla ABV2856 -, i giornali online nel pomeriggio di ieri e i cartacei di questa mattina hanno offerto una prova che è molto gentile definire “rivedibile”. Non un bel colpo per l’ecosistema mediatico che, ancora una volta, ha perso occasione per offrire un servizio davvero utile ai cittadini.

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Lotto AstraZeneca ritirato, com’è stata data la notizia sui giornali

Questa mattina, scorrendo la rassegna stampa, abbiamo letto titoli come «AstraZeneca, paura in Europa», «Europa, tensioni su AstraZeneca», «Scoppia il guaio AstraZeneca», «Scoppia il caso AstraZeneca». Una serie di urlacci (titolacci e titolini, abbiamo scritto nel nostro ticker) che ha convinto decine di persone, in Italia, a rinunciare alla propria prenotazione nel calendario vaccinale. Quello che è stato fatto, in breve, è questo: sono stati messi in correlazione una serie di episodi per costruire questa particolare narrazione. Gli episodi in questione sono:

  • la morte di Stefano Paternò, 43 anni, sottufficiale della Marina militare ad Augusta, il giorno dopo la prima dose di vaccino;
  • la morte di un Carabiniere a Trapani sempre temporalmente successiva al vaccino;
  • la decisione della Danimarca di sospendere la somministrazione di AstraZeneca per possibili rischi di coagulo del sangue tra gli effetti collaterali;
  • la decisione di AIFA di sospendere, in Italia, il famoso lotto ABV2856.

Occorrerebbe specificare, in merito a questi quattro punti, delle indicazioni che favorirebbero la comprensione del contesto: sulla morte del sottufficiale di Augusta si sta ancora indagando e non sono confermati, al momento, nessi con la vaccinazione; la correlazione tra la morte del Carabiniere di Trapani e il vaccino è stata categoricamente esclusa dagli esami autoptici; la decisione di AIFA di sospendere il lotto in questione, lungi dall’essere allarmante, è invece indice di un controllo capillare sulle vaccinazioni eseguite in Italia, Paese che – senza causare problemi più estesi – decide di intervenire su un lotto in seguito ad approfondimenti su quelle dosi specifiche del siero. In tutto questo, occorre ribadire la posizione dell’EMA, agenzia europea del farmaco, spesso definita troppo prudente nei suoi “via libera” alle case farmaceutiche per l’entrata in commercio dei vaccini contro il coronavirus: «Il vaccino Astrazeneca – secondo l’agenzia che ha sede ad Amsterdam – presenta benefici estremamente superiori ai rischi».

I dati che, nei titoli gridati, ci siamo dimenticati di leggere

E qui entriamo nel campo dei numeri, che sono quelli che i giornali dovrebbero considerare prima di avventurarsi nel dare titoli così allarmistici. L’Ema fa notare che i casi di trombosi (per intenderci, quelli che hanno spinto la Danimarca a sospendere le somministrazioni) sono stati 30 su 5 milioni di somministrazioni. Un dato che è addirittura sotto la media – nel lungo periodo – di casi di trombosi indipendenti dalla somministrazione di vaccino. Il fatto che eventi di questo tipo siano inseriti nei possibili effetti collaterali dei vaccini non ha significato alla luce di questi numeri. Ricordiamo, inoltre, che non c’è alcuna evidenza che questi 30 casi di trombosi su 5 milioni di somministrazioni AstraZeneca siano effettivamente correlati al vaccino.

Altra riflessione statistica, poi, per quanto accaduto in Italia e per quelle “notizie” che hanno dato origine ai titoloni che abbiamo preso in considerazione all’inizio: citando la riflessione di Leonardo Carella – studente di dottorato in scienze politiche e relazioni internazionali ad Oxford -, in Italia, ogni giorno, muoiono circa 2mila persone su 60 milioni di abitanti. Se, ogni giorno, vengono somministrate 150mila dosi di vaccino, ci sono 5 possibilità (indipendenti dal vaccino) che una persona muoia nello stesso giorno in cui è stato somministrato il vaccino. Se consideriamo le morti di infarto, queste ultime sono circa 330 al giorno in Italia, ovvero quasi una persona al giorno tra i vaccinati se diamo come dato assodato le 150mila vaccinazioni al giorno.

Sarebbe stato opportuno per i giornali italiani (segnaliamo anche alcune eccezioni, con particolare stima, come per il titolo di Domani: Vaccino Astrazeneca, non facciamoci prendere dal panico) dedicare spazio a queste riflessioni, piuttosto che attirare il lettore con lo strillo. Le esigenze dei lettori riguardano le informazioni. Che sono cosa diversa dai titoli gridati che servono a vendere qualche copia in più.

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