Quali sono le Regioni che rischiano di diventare ‘zona rossa’
Dalla Lombardia al Piemonte, ma anche in Calabria l'indice RT è molto elevato
03/11/2020 di Enzo Boldi
Dopo quanto dichiarato da Giuseppe Conte a Montecitorio e Palazzo Madama, l’Italia si dividerà in tre macro-zone individuate in base alla situazione epidemiologica locale. Il dato che viene preso in considerazione è il tasso di contagiosità del virus che, in alcune Regioni d’Italia, è superiore a quota 2. Perché se la media nazionale parla di un valore che si attesta – secondo l’ultimo rilevamento dell’Istituto Superiore di Sanità – a 1,7, ci sono zone in cui la situazione rischia di diventare ancor più fuori controllo. Per questo si parla di Lombardia e Piemonte zone rosse. Ma anche altre Regioni rischiano di dover adottare provvedimenti ancor più stringenti.
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Perché il prossimo provvedimento – che dovrebbe arrivare tra la giornata di oggi e quella di domani, mercoledì 4 novembre – indica alcune misure restrittive a livello nazionale e altre a livello locale (regionale o comunale, con le decisioni concordate insieme a Presidenti e sindaci) in base ai dati epidemiologici territoriali. Al momento, secondo l’ultimo rilevamento dell’ISS – datato venerdì 30 ottobre – quella a bassa circolazione di virus sono Basilicata, Sardegna e Molise, inserite nella zona verde.
Le tre aree in cui sarà divisa l’Italia
Poi c’è la zona gialla. Non si parla di geografia, ma di evidenze numeriche: in questa area, al momento, si inseriscono la maggior parte delle Regioni: dal Lazio alla Campania, passando per Veneto, Abruzzo, Marche, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Bolzano. Queste sono i territori in cui, secondo lo schema annunciato lunedì da Giuseppe Conte, ci saranno misure intermedie: dalla DAD (didattica a distanza) per le superiori, passando per la chiusura di bar e ristoranti che potranno solamente lavorare con consegna a domicilio.
Lombardia e Piemonte zone rosse?
Poi ci sono le Regioni con una situazione più complicata, dove il tasso di contagiosità del virus supera quota due. Per questo si sta parlando insistentemente di Lombardia e Piemonte zone rosse, basandosi sui dai RT superiori a 2. Qualora si optasse per questa decisione, ci sarebbe un lockdown molto simile a quello del mese di marzo, ma solo a livello locale: aperte solo le industrie, spostamenti limitati a motivi lavorativi, di salute o comprovate necessità – quindi con autocertificazione -, chiusura dei negozi (esclusi supermercati, generi alimentari e beni di prima necessità) e scuole aperte solo fino alla prima media. E in quest’area, visti i dati, potrebbero entrare anche Sicilia, Calabria e Valle d’Aosta.
(foto di copertina: da Pixabay)