Lo Tsunami impossibile
13/11/2012 di John B
Nelle scorse settimane alcune televisioni hanno riproposto il film “L’avventura del Poseidon” (in effetti il titolo avrebbe dovuto usare il termine disavventura…), una pellicola che ha avuto un notevole successo cinematografico, considerato che si basa su un romanzo del 1969 dal quale sono stati tratti il primo film del 1972, vincitore di due premi Oscar, un seguito e ben due remake (uno per la televisione nel 2005, l’altro per il grande schermo nel 2006).
TRAMA – La trama di base è quella descritta su Wikipedia, dalla quale citiamo: “Durante la navigazione nel mare Egeo, la lussuosa nave da crociera “Poseidon” viene colpita da un gigantesco tsunami alto cinquanta metri. In pochi minuti, la nave viene ribaltata e i passeggeri sopravvissuti si ritrovano in un incubo”. Ora, tutti noi abbiamo ben impresse le immagini – anche molto recenti – degli Tsunami che si abbattono lungo una costa provocando morte e distruzione: una o più onde altissime e terrificanti. Forse i più terribili Tsunami dell’epoca moderna sono stati quello che nel 2004 ha colpito l’India, lo Sri Lanka e l’Indonesia (oltre 290.000 vittime) con onde alte più di 30 metri, e quello abbattutosi contro il Giappone nel 2011 che, oltre a provocare migliaia di morti, ha determinato la catastrofe nucleare di Tukushima che ha di fatto impresso la parola fine ai programmi di sfruttamento dell’energia nucleare (da fissione) in numerosi paesi del Mondo.
IMMAGINI – Tuttavia ciò che le immagini televisive ci hanno mostrato è l’epilogo dello Tsunami e dei suoi effetti distruttivi finale, ben poche persone possono affermare di aver visto la nascita di uno Tsunami e il suo movimento attraverso i mari, per cui può risultare istruttivo capire cosa avviene prima della catastrofe. Lo Tsunami è generato quasi sempre da un maremoto, ossia da un evento sismico che interessa il fondale di una superficie marina. In particolare e in parole semplici, succede che due placche tettoniche in movimento si scontrano e una sale sopra l’altra, sollevando improvvisamente la massa d’acqua soprastante. Questa massa d’acqua non ha l’aspetto di un’onda, anzi è molto diversa dalle onde a cui siamo abituati. Le onde oceaniche normalmente generate dai venti, infatti, hanno una certa altezza (che solitamente non supera un paio di metri) e hanno una lunghezza (misurata da cresta a cresta) di poche decine di metri. Si tratta a tutti gli effetti di increspature della superficie marina, con una massa d’acqua relativamente piccola. Al contrario l’onda generata da un maremoto è una gigantesca massa d’acqua in movimento a molte centinaia di km/h, che ha una lunghezza di centinaia di chilometri e un’altezza molto ridotta, che difficilmente supera il metro e in genere è di pochi centimetri.
RAGIONI – In altre parole, la massa d’acqua di uno Tsunami in movimento è difficile da vedere a occhio nudo. Quando questa massa d’acqua si avvicina alla costa, succede che lo spazio sotto di sé diminuisce, perché il fondale si alza. Diminuendo lo spazio a disposizione, la massa d’acqua si solleva ed è a quel punto che l’altezza cresce, fino ad arrivare a decine di metri quando sta per abbattersi contro il litorale. Questo spiega la ragione per cui gli Tsunami hanno un terribile potere distruttivo contro la costa, ma non risulta che essi, pur spostandosi a velocità anche di 800 km/h per migliaia e migliaia di chilometri, abbiano mai provocato un’ecatombe di petroliere, navi mercantili, pescherecci e navi passeggeri incontrate lungo tutto il percorso. Semplicemente, l’enorme massa d’acqua passa sotto le navi, provocando al massimo un breve sussulto pressoché impercettibile rispetto a quelli provocati dal normale moto ondoso. Ecco che ora appare evidente che la trama de L’avventura del Poseidon presenta un grave errore di fondo, che rende del tutto improbabile e inverosimile l’intera storia romanzata: una nave in alto mare non può incontrare uno Tsunami alto 50 metri, perché in alto mare lo Tsunami è un’onda di altezza molto più modesta, quasi impercettibile in superficie.
DISCORSI – Il discorso potrebbe essere ben diverso se la nave si fosse trovata a ridosso della costa, dove però è logico aspettarsi che i soccorsi sarebbero giunti in tempi relativamente brevi, togliendo alla trama gran parte della sua suspance. E tuttavia anche in quel caso bisogna sottolineare che le navi di una certa dimensione sono molto meno vulnerabili alle onde alte, di quanto si pensi. Si ricorda il caso del grosso peschereccio giapponese Ryou-Un Maru, sorpreso dallo Tsunami del 2011 mentre si trovava in un cantiere navale in porto. La nave fu letteralmente sradicata dall’onda e trascinata in mare aperto, e ben lungi dall’affondare o dal capovolgersi, andò alla deriva fino a raggiungere l’Alaska. Lì fu intercettata, più di un anno dopo, da un peschereccio canadese e da una vedetta della Guardia Costiera statunitense. I marinai canadesi tentarono di impossessarsi della nave abbandonata, al fine di reclamare il premio in danaro che il diritto internazionale riconosce a chi salva un’imbarcazione, ma fallirono nell’impresa. A quel punto la Guardia Costiera decise di affondare la nave a colpi di cannone, in quanto rappresentava un rischio per la navigazione. Insomma, la povera Ryou-Un Maru, scampata allo Tsunami e a un anno di traversata oceanica senza alcun controllo, è finita in fondo al mare solo dopo essere stata cannoneggiata. Purtroppo, nessuno scrittore e nessun regista racconteranno la sua storia, sicuramente più incredibile e nello stesso tempo vera, di quanto lo sia la storia del Poseidon.