Il retroscena di Dagospia sulla lista dei filo-putiniani d’Italia pubblicata dal Corriere

Quella lista era stata considerata il frutto di un report su cui il Copasir avrebbe dovuto indagare. Ne sono seguiti articoli e interviste sulle possibilità per la commissione di affrontare anche il tema dei social network

08/06/2022 di Redazione

La lista dei filo-putiniani d’Italia pubblicata dal Corriere della Sera non sarebbe affatto un documento segreto su cui l’intelligence prima e il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica poi stanno indagando o hanno il potere di indagare. È lo scenario riportato da Dagospia – confermato parallelamente e in parte anche dal Fatto Quotidiano -, che ha parlato apertamente di «report di poco conto». Una lista, insomma, che sarebbe comparsa a un convegno sulla disinformazione a cui hanno partecipato anche i vertici del Dis e dell’Agenzia di Cybersicurezza Nazionale. Non propriamente le carte di una indagine, con dati che non sono stati affatto raccolti attraverso sofisticati strumenti di investigazione. La lista del Corriere, insomma, sarebbe più che altro frutto di una grande enfasi che la testata ha deciso di dare alla notizia.

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Lista del Corriere sui filo-putiniani d’Italia, com’è andata

Tra l’altro questo documento sarebbe arrivato prima in redazione al Corriere e poi sulla scrivania del presidente del Copasir Adolfo Urso. In seguito alle informazioni reperite dal Copasir, quindi, è partita una insistita campagna di stampa che ha previsto le interviste alla vicepresidente del Copasir Federica Dieni (in quota Movimento 5 Stelle) con le quali venivano annunciate, ad esempio, audizioni a tema social network per cercare di capire come le grandi aziende di Big Tech stiano affrontando il tema della disinformazione in Italia. Una diretta conseguenza – è stata presentata così – rispetto alle audizioni in cui sono stati ascoltati l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes e il presidente dell’Agcom Lasorella.

Tuttavia, sarebbe stata una interpretazione del Corriere a sottolineare un dato che, pubblicamente, poteva essere comunque raggiunto (basta monitorare attraverso strumenti molto semplici l’attività sui social network degli utenti per capire quali sono i loro argomenti di interesse e questo vale non solo per il dibattito sulla guerra in Ucraina). Mentre Alessandro Orsini annuncia azioni nei confronti del Corriere della Sera e contesta in tv l’operato del direttore Luciano Fontana, la questione che ha coinvolto lo stesso Orsini, ma anche il senatore Vito Petrocelli, l’analista russa Maria Dubovikova, il fotografo Giorgio Bianchi, l’economista Alberto Fazolo, il giornalista Maurizio Vezzosi, il geografo Manlio Dinucci, continua ad andare avanti. Alimentando polemiche.

Foto IPP/Felice De Martino – Sorrento

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