Il Copasir e l’indagine su social network, tv e giornali per individuare i propagandisti filo-russi

A riportarlo è il Corriere della Sera, che spiega come questa informazione sia conseguente all'articolo in cui si fa un elenco degli stessi presunti propagandisti

06/06/2022 di Redazione

Il Corriere della Sera, non senza polemiche, aveva pubblicato – nei giorni scorsi – una lista di nomi di persone che erano state definite propagandiste filo-russe. In seguito a quell’articolo, stando a quanto riportato oggi, il Copasir starebbe avviando una indagine che prende in considerazione anche tutto ciò che queste persone hanno scritto sui social network, le loro presenze in televisione e sui giornali. Il Copasir, ne avevamo già parlato nei giorni scorsi, aveva lanciato una serie di audizioni nelle scorse settimane, con gli interventi di Carlo Fuortes e del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella, tra gli altri.

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Copasir sui filo-putiniani, le variabili che saranno prese in considerazione

Federica Dieni, del Movimento 5 Stelle, sostiene – lo riporta sempre il Corriere della Sera – che il Copasir stia facendo gli opportuni approfondimenti del caso e che sui filo-putiniani in Italia stia aspettando delle risposte. Per questo motivo, il Copasir starebbe monitorando i social network, gli interventi televisivi delle persone che la testata di via Solferino ha inserito nella sua lista e anche i loro interventi sui quotidiani. Tra queste persone c’era anche il docente Alessandro Orsini che, nelle ultime ore, ha manifestato il suo disappunto per quanto scritto dal Corriere della Sera: «Scrivo per denunciare l’ennesimo falso del quotidiano da lei diretto – scrive Orsini in un post su Facebook indirizzato al direttore Luciano Fontana -, il “Corriere della Sera”, che oggi pubblica un articolo vergognoso con la mia foto, intitolato: “La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca”».

Secondo il Corriere, inoltre, sarebbe stata monitorata anche una campagna di mail bombing seguita al tweet del senatore ex M5S Vito Petrocelli nel giorno della festa della Liberazione (il senatore aveva utilizzato, in maniera polemica, la Z diventata simbolo delle forze armate russe che stanno invadendo l’Ucraina). Per il senatore, quella campagna non era una attività ostile, ma un segnale di protesta (le mail sarebbero state firmate con nome, cognome e in qualche caso indirizzo della persona scrivente) per la successiva rimozione dall’incarico di presidente della Commissione Esteri del Senato.

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma

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