La bufala di Repubblica sui tedeschi e Schettino
27/01/2012 di Andrea Mollica
Il quotidiano di Ezio Mauro e Libero si inventano un attacco razzista di Der Spiegel contro l’Italia costruito sul nulla
Gli italiani? Tutti come Francesco Schettino. Lo pensano i tedeschi, o quantomeno uno dei loro mezzi di informazione più importanti, Der Spiegel, il settimanale più venduto d’Europa. La denuncia arriva da Repubblica, viene rilanciata da Libero e perfino l’ambasciatore italiano in Germania si muove con carta e penna, o meglio email visto che si tratta dell’edizione online di Der Spiegel. Peccato che il caso Schettino – Germania non esista, e sia solo un caso di pigrizia. Gli articoli vanno letti fino in fondo.
L’ITALIANO CHE SCAPPA – L’affondamento della Costa Concordia è diventato un caso di interesse mondiale. Anche la Germania è stata occupata negli ultimi giorni da infiniti aggiornamenti sulla tragedia del Giglio. La figura di Francesco Schettino è diventata controversa per i tedeschi come è successo da noi in Italia. Gli errori del capitano della nave, e il suo comportamento inescusabile sarà giudicato dalla magistratura, ma in ogni giornale si sono letti commenti negativi – e ci mancherebbe il contrario – sulle sue azioni. Le gesta di Schettino hanno fornito lo spunto per un commento salace ad un commentatore di Spiegel Online, il sito di Der Spiegel che costituisce una realtà editoriale autonoma. Sul sito del settimanale anseatico scrive una rubrica settimanale un giornalista di orientamento conservatore, Jan Fleischhauer. La rubrica si chiama il “Canale nero”, e il colore indica il posizionamento politico del giornalista. Fleischhauer è un simpatizzante della Cdu, in particolare dell’anima più conservatrice del partito della Merkel, e si contrappone al figlio del fondatore di Der Spiegel, Jakob Augstein, che tiene una rubrica che si intitola come il motto editoriale del padre, “Nel dubbio a sinistra”. Fleischhauer ha scritto un commento intitolato “La fuga del conducente italiano”, partendo dal comportamento di Francesco Schettino. Il pezzo ha un attacco volutamente provocatorio, che usa dei toni eccessivi, ma che in realtà sottolinea quanto sia duro superare i pregiudizi sui caratteri dei popoli.
REPUBBLICA SI SCANDALIZZA – L’articolo di Fleischhauer sarebbe rimasto sconosciuto da noi, come forse merita, se il corrispondente dalla Germania di Repubblica non ci avesse pensato a descriverlo in modo quasi del tutto sbagliato. Andrea Tarquini inizia il suo pezzo con una traduzione corretta delle prime righe del commento di Fleischhauer:
Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l’abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico?”. Pazienza per l’amnesia collettiva dei tedeschi verso prove di eroismo (vedi Cefalonia), Fleischhauer continua: “Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili, come si vede. ‘Bella figura’, è lo sport popolare di massa italiano, cioè impressionare gli altri, anche Schettino voleva fare bella figura, purtroppo ha trovato uno scoglio sulla sua strada.
Fino a qui lo scandalo ci potrebbe pure stare, visto che oggettivamente il giornalista di Der Spiegel utilizza odiosi stereotipi per commentare una tragedia che ha ucciso vite umane. Peccato però che Jan Fleischhauer utilizzi queste parole così dura come se fossero una sorta di argomento controfattuale. Infatti, chiuso il capoverso dello scandalo, inizia il successivo scrivendo:
Okay, quanto scritto era molto scorretto. Ci siamo da tempi disabituati, a forzare stereotipi culturali nel giudizio sui nostri vicini. Simile impostazione viene considerata rozza, o peggio ancora razzista, sebbene – per rimanere su questo piano – non sia chiaro in che misura gli italiani siano una razza. Ma con il carattere nazionale ci si comporta come la differenza di sesso. Sarebbe da tempo eliminata, eppure ci scontriamo con essa quotidianamente…Infatti c’è un’intera industria che prospera sulla separazione tra Marte e Venere… A questo fa da pendant la guida turistica, che introduce una persona nelle caratteristiche e con le tipologie delle culture straniere.
UN PEZZO NAZISTA – Il corrispondente di Repubblica però non comprende l’argomentazione di Fleischhauer, volutamente provocatoria, ma inizia a paragonare le tesi dell’autore all’ideologia nazista, un artificio retorico piuttosto scontato se si vuole polemizzare con un tedesco.
Non è finita: l’editorialista di Spiegel online riconosce di aver scritto frasi politicamente scorrette, basate su stereotipi, sul razzismo, “sebbene – aggiunge però subito – non sia chiaro in che misura gli italiani siano una razza”. Il carattere nazionale, continua Fleischhauer carezzando forse involontariamente idee di passati regimi, è qualcosa di simile alla differenza di comportamento provocata dalla differenza tra i due sessi. E ancora: le nazioni sono diverse, per motivi climatici, e anche le lingue hanno il loro ruolo.
In realtà Andrea Tarquini si dimentica di rilevare come lo stesso Fleischhauer si lamenti dei continui pregiudizi che ogni popolo subisce, a partire proprio dai tedeschi. Il senso del pezzo è questo: ogni popolo ha proprie caratteristiche, e anche se è politically uncorrect evidenziarle, queste permangono e rendono difficile una convinvenza comune. Invece per Repubblica il commento di Jan Fleischauer, che si può condividere o meno ma rimane pur sempre un’opinione di un autore che si autodescrive come conservatore, è qualcosa di simile ad un discorso di Goebbels.
Il senso di tutto il ragionamento che forse sarebbe tanto piaciuto al ministro della Propaganda del Reich, Joseph Goebbels? L’editorialista di Spiegel online ce lo spiega chiaro: “Quel che può succedere quando per motivi politici si ignora la psicologia dei popoli, ce lo mostra la crisi della valuta”. Chiaro, euro in crisi perché gli italiani sono tutti inattendibili come Schettino, magari in questo giudizio sono compresi Mario Monti e Mario Draghi in questo giudizio. L’errore di nascita dell’euro, continua il disinvolto Fleischhauer, è stato chiudere nella camicia di forza di una moneta unica culture così diverse.
POLEMICA SUL NULLA – La chiusa dell’articolo presente su Spiegel Online è piuttosto chiara sul senso del testo
L’errore di nascita dell’euro è stato chiudere nella camicia di forza di una moneta unica culture economiche così diverse. Per riconoscere che questo non poteva andare bene, non bisognava studiare economia all’Università. Una visita a Napoli o nel Peloponneso sarebbe basatata. Ora ci stiamo attorcigliando in cerca di una soluzione. La risposta della Cancelliera è che tutti diventino come i tedeschi. Vedremo, fino a dove si spingerà. Le Nazioni si possono cambiare, in questo c’è, se si vuole, una consolazione. Gli italiani comandavano duemila anni fa un impero mondiale che andava dall’Africa all’Inghilterra. I tedeschi ora fanno fatica a mantenere la circolazione ferroviaria quando c’è troppa neve e troppo ghiaccio. Solo che dura proprio tanto talvolta, disabituarsi ad alcuni sterotipi. A volte ci vogliono intere generazioni.
Jan Fleischahuer voleva criticare l’impostazione culturale dell’euro, una moneta nata su una forzatura culturale. Gli eurocrati che l’hanno progettato si sono dimenticati delle differenze, anche profonde, che esistono tra i popoli che l’avrebbero adottata. Il paradosso iniziale, riconosciuto come molto scorretto dallo stesso autore, su Schettino serve solo ad evidenziare quanto i pregiudizi siano diffusi, e nelle parti successive del testo vengono elencati gli stereotipi subiti tanto dai tedeschi, quanto dai francesi o dagli inglesi. Repubblica però prende una parte dell’articolo, la più polemica, che si può anche criticare come eccessiva, costruendoci sopra una polemica basata sul nulla. L’opinione di Fleischhauer rimane piuttosto debole e male argomentata a nostro avviso, però davvero definire il suo articolo razzista nei confronti degli italiani è una pura strumentalizzazione. Molto corretto è il giudizio del blogger Carletto Darwin, un manager italiano che risiede da molti anni in Germania. Ecco il suo commento sul pezzo di Repubblica, intitolato “Farsi prendere la penna”
Un giornalista di Rep legge un po’ al volo un articolo di Der Spiegel e ne trae tutta una serie di considerazioni razziste e contro razziste.
Che era proprio quello che voleva dire l’articolista teutonico: ci sono regole politically correct e poi nella vita quotidiana ci si scontra contro i pregiudizi, dal capitano della nave fino alla questioni economiche. E che, anche a identificare differenze climatiche o di cultura, se ci si allontana troppo dalle differenze che pure ci sono, si cade in una situazione culturalmente ingestibile.
L’articolo di Rep. è veramente pessimo.
ARRIVA PURE L’AMBASCIATORE – Ma siccome siamo italiani e ci dobbiamo sempre far riconoscere, ecco che arriva pure l’ambasciatore italiano in Germania. Michele Valensise apre la sua mail e scrive a Spiegel Online, dicendosi molto arrabbiato ed indignato per l’articolo pubblicato. Il nostro ambasciatore suggerisce all’autore dell’articolo ad abbandonare il razzismo – non ha mai parlato di razze, in realtà -e lo invita pure a scoprire le bellezze dell’Italia e del suo popolo. In questo suona tremendamente simile a Silvio Berlusconi, quando disse ai parlamentari europei critici nei suoi confronti di venire a scoprire il sole e i centomila monumenti che il suo governo non aveva intaccato. Anche Libero, e come poteva essere altrimenti, si è associato alla polemica contro Der Spiegel, anche se il quotidiano di Feltri e Belpietro suona abbastanza surreale quando critica altri giornali per argomenti razzisti. Dovrebbero forse leggere un po’ di loro articoli in tema di immigrazione e sicurezza.
UN’ALTRA BUFALA SPECCHIO – Der Spiegel significa lo specchio, in tedesco, e questa polemica è ancora più surreale di quella che si verificò nel 2006. All’epoca il sito del settimanale anseatico ospitava una rubrica di un autore satirico che prese di mira il gioco della nazionale italiana dopo il suo stentato successo sull’Australia, avvenuto a tempo scaduto e grazie ad un rigore piuttosto dubbio. All’epoca però c’erano i mondiali di calcio, Italia e Germania si affrontarono pure in quella che fu la più bella partita giocata dagli azzurri nella Coppa del Mondo 2006, e l’esagerata polemica che ne scaturì poteva almeno essere giustificata, seppur parzialmente, col caldo di luglio e con il tifo mondiale. Ora invece si è trattato solo di una polemica costruita sul nulla, molto simile alla bufala che diceva che la Germania non avrebbe voluto la presidenza della BCE assegnata ad un italiano. In realtà sulla sedia più importante dell’Eurotower c’è Mario Draghi, così come nel pezzo di Der Spiegel non c’è nessun razzismo contro gli italiani. Solo un’opinione conservatrice sui motivi delle difficoltà dell’euro, condita con un paradosso forte.