Come Google ricostruirà digitalmente i dipinti di Klimt bruciati dai nazisti
Google ha usato l'intelligenza artificiale per mostrare com'erano i dipinti di Klimt prima che venissero bruciati dai nazisti
08/10/2021 di Giorgia Giangrande
Alcuni dei dipinti di Gustav Klimt che furono bruciati dai nazisti nel 1945, adesso verranno ricostruiti da Google grazie all’intelligenza artificiale.
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L’intelligenza artificiale riporterà alla luce Klimt
Durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, un castello in Austria, in cui era conservato un certo numero di opere d’arte, bruciò in fiamme. Gli storici credono che i nazisti abbiano intenzionalmente appiccato l’incendio. Come ricorda Mashable, tre dei dipinti che si pensa siano stati distrutti erano i «Quadri della facoltà», enormi opere di Gustav Klimt, intitolate Medicina, Filosofia e Giurisprudenza. L’artista austriaco è comunemente conosciuto per il suo Bacio e tutto ciò che rimane dei Dipinti della Facoltà è oggi in bianco e nero.
Per i più appassionati, c’è una straordinaria novità. In collaborazione con il Museo del Belvedere di Vienna, il dipartimento di Google Arts & Culture ha utilizzato tecniche di apprendimento automatico per ricreare ciò che i dipinti sarebbero stati se avessero mantenuto i loro colori e, quindi, se non fossero stati bruciati dai nazisti. Il progetto fa parte di un nuovo hub online dedicato a Gustav Klimt, che permette agli spettatori di esplorare la vita dell’artista, l’impatto, le opere meno conosciute e il catalogo in AR (realtà aumentata).
I ricercatori hanno preso input da diverse fonti per creare un algoritmo che avrebbe colorato i dipinti e per fare questo hanno hanno consultato gli esperti dell’artista, in modo tale che questi ultimi potessero dare consigli su come rendere il risultato quanto possibile vicino alle opere originali. Gli addetti ai lavori si sono serviti – come fonte – anche di articoli di giornale del tempo che descrivevano i colori e di opere contemporanee a quelle andate in fiamme. Il curatore del Museo del Belvedere, in una dichiarazione fornita da Google, si è espresso definendo il risultato «sorprendente» e ha aggiunto: «perché siamo stati in grado di colorarlo anche nei punti su cui non avevamo alcuna conoscenza, grazie all’apprendimento automatico ci sono buone probabilità che Klimt abbia usato certi colori».