L’istituto di salute americano non ha approvato l’ivermectina come farmaco anti-covid

L'ennesima fake news che si sta diffondendo sui social network italiani

05/09/2022 di Redazione

«Boom, improvvisamente l’ivermectina compare sul sito web del NIH per il trattamento del covid. Dopo anni di negazione, blocco, interferenza, diffamazione, lo aggiungono silenziosamente al loro protocollo antivirale». Si tratta di un tweet, pubblicato sui social network e ampiamente diffuso nell’audience italiana, che sta cercando di confondere ancora di più le acque a proposito dei trattamenti medici contro il coronavirus. Ovviamente, si tratta – ancora una volta – di una informazione sull’ivermectina assolutamente falsa.

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Una nuova bufala sull’ivermectina che non è stata approvata come farmaco anti-Covid

Eppure, come riportato dai colleghi di Facta News, è dal 2 settembre che questo post – che vorrebbe insinuare il dubbio negli utenti che il National Institute of Health negli Stati Uniti avrebbe approvato in sordina il trattamento del covid con questo farmaco – sta circolando con insistenza. Il problema è che si cita una pagina del NIH contando sul fatto che gli stessi utenti dei social network non conoscano l’inglese o, comunque, non si soffermino nel leggere quanto scritto in quella pagina.

Nella sezione dedicata all’ivermectina, infatti, il NIH sconsiglia l’utilizzo sottolineando che la Food and Drug Administration – che si occupa di approvare i farmaci – non ha mai dato il suo via libera all’utilizzo del farmaco come cura contro il coronavirus. E, del resto, questa notizia è qualcosa che noi diamo per scontato da tempo, da quando – addirittura – una serie di fake news sull’ivermectina aveva portato la FDA a emettere comunicati ufficiali per smentire questa circostanza.

Gli sperti del NIH, inoltre, raccomandano «di non utilizzare l’ivermectina per il trattamento del Covid-19, tranne che negli studi clinici». Studi clinici che servono esattamente a valutare eventuali effetti collaterali di farmaci. Le sperimentazioni sono processi molto lunghi e sono comunque superiori a quelli della rapida evoluzione della pandemia.

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