Questa non è la prima volta che l’Iran blocca l’accesso a Internet

Quante altre volte è successo?

25/09/2022 di Giordana Battisti

Secondo l’osservatorio indipendente NetBlocks, l’Iran ha bloccato l’accesso a Internet nella capitale Teheran in seguito alle proteste per la morte di Masha Amini, la donna di 22 anni morta in carcere a Teheran il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa perché non indossava correttamente l’hijab. Secondo NetBlocks, nel resto del Paese è stato bloccato anche l’accesso a Instagram e WhatsApp, il tutto per impedire ai manifestanti di organizzarsi e scambiarsi informazioni e quindi per far terminare le manifestazioni che vanno avanti da giorni in varie città dell’Iran. Una parte della rivolta, in effetti, aveva preso avvio proprio sui social, dove alcune donne avevano registrato e pubblicato dei video in cui si tagliavano i capelli in segno di protesta.

Per queste ragioni, il governo ha deciso di limitare l’accesso a Internet al fine di impedire la diffusione di notizie riguardanti le proteste che stanno diventando sempre più intense e per evitare che i cittadini utilizzino questi mezzi per organizzarsi e scambiarsi informazioni. Altri social media come Facebook, Twitter e Telegram erano bloccati già da tempo nel Paese noto per la rigida censura su Internet imposta dal governo.

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Questa non è la priva volta che l’Iran decide di bloccare Internet

L’Iran ha registrato un aumento dell’utilizzo di Internet a partire dai primi anni 2000, quando in molti si sono resi conto del fatto che potesse essere un mezzo valido per aggirare le rigide censure del governo iraniano sulla stampa. L’aumento dell’utilizzo di Internet ha prodotto un progressivo aumento della censura. Ancora oggi, l’Iran è uno dei dieci peggiori paesi al mondo per la libertà di stampa, secondo il World Press Freedom Index di Reporters Sans Frontières.

A partire dal 2012, l’Iran ha iniziato a implementare una rete Intranet nazionale chiamata National Information Network, cioè una una rete separata dall’Internet globale che rende più facile il controllo e il monitoraggio delle comunicazioni dei suoi abitanti e permette di limitare l’accesso alle informazioni riguardanti l’Iran – in questo caso – ai media esterni. Il fatto che il governo abbia il controllo diretto sulla rete Intranet permette anche di facilitare lo spegnimento della rete in casi in cui il regime lo ritenga necessario per i propri scopi. Nei Paesi islamici questo tipo di rete viene chiamata “Internet halal”. Ad oggi, la rete di questo genere più nota è quella della Corea del Nord- dove vige una dittatura totalitaria – che risale al 2000.

Secondo l’osservatorio NetBlocks, la restrizione imposta attualmente dal governo è la più grave registrata a partire dal 2019. Infatti, la limitazione attuale dell’accesso a Internet non è l’unica imposta dal governo al fine di bloccare le proteste contro il regime. A partire dal 17 novembre 2019, il governo iraniano ha imposto una chiusura totale di Internet per una settimana in risposta alle proteste per l’aumento dei prezzi del carburante. Ancora prima, durante le proteste contro il regime del 2017 e 2018, il governo iraniano ha bloccato l’accesso a Instagram e Telegram e bloccato l’accesso a Internet in alcune zone del Paese in modo analogo a quello che sta accadendo attualmente.

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