Messina era la centrale dello streaming pirata di IPTV

Oscurati gli abbonamenti "pezzotti" che consentivano la trasmissione illegale di programmi Sky e di piattaforme come Netflix e Dazn

14/05/2021 di Gianmichele Laino

IPTV oscurata in tutta Italia. In 18 province è scattata un’operazione della polizia di Stato che ha visto coinvolti ben 200 specialisti per smantellare la rete dello streaming pirata più nota del Paese. Il centro nevralgico delle operazioni è stata la città di Messina che ha visto transitare l’80% del flusso illegale di immagini video. Si trattava di servizi che hanno reso possibile a migliaia di cittadini italiani di fruire con un abbonamento ridotto e corrisposto in maniera non conforme alle regole di mercato dei programmi di Sky (in particolar modo quelli sportivi), ma anche di quelli delle piattaforme di streaming più note come Dazn (anche qui soprattutto per i programmi sportivi) e Netflix (per quanto attiene alla visione di film e serie tv).

LEGGI ANCHE > I giudici fanno chiudere Enigma IPTV, il sito che trasmetteva la serie A a basso costo

IPTV oscurata, tutto parte da Messina

In questa fase – dove i diritti del campionato di Serie A e degli altri eventi sportivi sono pagati a peso d’oro – appare ovvio come un’attività di questo tipo possa essere contraria non solo alle leggi ma anche a ogni forma di etica. Le ipotesi di reato nei confronti degli indagati sono di associazione a delinquere finalizzato alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza (615 ter aggravato c.p.), di violazione del diritto d’autore attraverso la trasmissione internet e di frode informatica aggravata. Alcuni numeri della frode? 1.500.000 di utilizzatori, che per 10 euro al mese, si assicurano la visione dei programmi e che garantiscono quasi 15 milioni al mese agli organizzatori di questa rete.

Le sorgenti delle immagini taroccate – con uno schema che, in questo caso, si ripete molto spesso – acquistavano in maniera legale i vari pacchetti di abbonamento. Poi, però, li rendevano dati informatici incanalati in un flusso audio/video a disposizione dei “clienti” che – a prezzi molto ridotti rispetto a quelli del mercato – riuscivano ad acquistare un pacchetto completo di prodotti esclusivi. Ancora una volta, una delle reti principali per la promozione di questi servizi è rappresentata da Telegram, il servizio di messaggistica istantanea dove la circolazione di contenuti proibiti è altissima e dove lo stato, spesso, ha molti problemi a intervenire. In questo caso, le chat sono state acquisite per ottenere informazioni in più sui gestori dell’operazione e sui loro beneficiari.

Share this article