Unobravo punta ad «abbattere lo stigma e a normalizzare il ricorso alla terapia»
Danila De Stefano, che ha dato vita a Unobravo, ci ha raccontato come è nato il progetto, con quali obiettivi e su quali valori si basa la piattaforma per la psicoterapia online
24/05/2023 di Gianmichele Laino
Come nasce l’idea di una piattaforma di psicologia online e come si lotta contro lo stigma che, inevitabilmente, la psicoterapia ancora porta con sé in Italia? Lo abbiamo chiesto a Unobravo e, più precisamente, alla CEO & Founder Danila De Stefano. Quali sono i funzionamenti e i meccanismi individuabili dietro una piattaforma online per la psicoterapia e come si fa a capire le esigenze di chi ci sta di fronte e ci richiede un servizio ben preciso e tarato sulla persona?
Partiamo con una curiosità, la risposta a una di quelle domande che chi conosce il servizio si sarà fatto: il nome Unobravo. Nato in maniera casuale e spontanea, è frutto di un’espressione comune e ironica che spesso ci troviamo a utilizzare, “fatti vedere da uno bravo!”: «Fa sorridere, descrive bene la nostra realtà e rende molto riconoscibile il servizio offerto, andando anche a scardinare quella perenne gravosità e seriosità che ancora oggi gravita attorno ai temi di salute mentale e al ricorso alla psicoterapia».
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Unobravo ha preso vita dall’esigenza di supporto psicologico della psicologa
Sembra un gioco di parole, in effetti, ma è la storia che ha dato vita all’idea. Unobravo nasce dall’esigenza di una psicologa di avere supporto, come ci ha raccontato la founder, chiarendo un punto molto importante e spesso sottovalutato: «Sono una psicologa e anche noi psicologi, come qualsiasi altra persona, possiamo sentire il bisogno di rivolgerci a dei professionisti per ricevere un supporto. Personalmente, ho avvertito questa necessità in varie occasioni della mia vita, una di queste è stata quando mi sono trasferita nel Regno Unito, subito dopo la laurea in Psicologia Clinica». Nell’ambito della ricerca del supporto necessario in un momento di forte cambiamento, De Stefano ha capito quanto – all’atto pratico – fosse difficile.
«La mia ricerca di un supporto si è rivelata più complessa del previsto – ha spiegato ai microfoni di Giornalettismo – e mi sono trovata di fronte a costi esorbitanti, inaccessibili per una ragazza poco più che ventenne, e a lunghe liste d’attesa. Questa esperienza mi ha fatto comprendere come l’accessibilità alla terapia psicologica non fosse qualcosa da dare per scontato». Un vissuto personale che, messo nelle mani di chi ha studiato e compreso l’importanza di un supporto psicologico quando se ne sente la necessità, è stato il la per ideazione e realizzazione del progetto Unobravo.
Progetto che, come ci ha spiegato la CEO, punta minimizzare le difficoltà di questo tipo: «Nel mio caso, la scarsa accessibilità a sedute in lingua italiana era dovuta al fatto che vivevo all’estero, ma ci sono molte altre difficoltà con cui spesso, anche chi vive in Italia, si trova a scontrarsi. Ad esempio, ci sono persone che abitano in periferia o in aree rurali, oppure hanno ritmi di lavoro intensi, figli piccoli o, ancora, problemi di mobilità o impossibilità a far fronte a costi elevati. Tutte queste persone potrebbero, per ragioni diverse, non riuscire mai a ricevere un sostegno psicologico».
Psicoterapia online per gli expat dal 2018
«Questa presa di coscienza – prosegue il racconto De Stefano – ha fatto sì che maturasse in me il desiderio di contribuire in prima persona a rendere più accessibile la psicoterapia». Una spinta forte l’ha data – come sappiamo – la pandemia: «Ha contribuito ad accelerare il processo di digitalizzazione del nostro Paese e anche il settore dell’E-Health ne ha giovato. Oggi la psicologia online è largamente diffusa, non era, però, così fino a qualche anno fa».
Una possibilità che, effettivamente, ha trovato ampio riscontro in Italia solo di recente: «Quando ho iniziato ad erogare le prime sedute online, erano davvero pochissimi i professionisti che svolgevano le terapie da remoto. Lavorare come psicologa online mi ha dato modo di “toccare con mano” e constatare in prima persona l’efficacia di questa nuova modalità. Mi ha anche permesso di vedere quanto il digitale contribuisse a rendere i percorsi di terapia più facilmente accessibili, grazie a costi più contenuti, ad una maggiore flessibilità oraria e al fatto che il paziente potesse fruire delle sedute comodamente da casa, senza doversi spostare».
« Dopo alcuni mesi, per far fronte alla crescente richiesta di terapia online, ho deciso di coinvolgere alcuni colleghi fidati. Insieme a loro, un core team di nove psicologi, ho potuto dare vita ad un progetto più ampio e strutturato. Così è nato Unobravo», conclude la storia. Quello che all’inizio era un progetto che l’ideatrice definisce «molto sartoriale» poiché gestito in totale autonomia, si è espanso ed è arrivato a comprendere «esperti di tecnologia e marketing».
Contro lo stigma della terapia e oltre
La campagna UNDRESSED, lanciata nel mese dedicato alla salute mentale, punta sul concretizzare quella che è sempre stata «l’ambiziosa missione di Unobravo: contribuire ad abbattere lo stigma e a normalizzare il ricorso alla terapia, rendendola più inclusiva e facilmente accessibile».
«Nonostante i progressi fatti finora, infatti, lo stigma è purtroppo ancora molto radicato nella nostra società. Per questo, Unobravo non perde mai occasione per creare momenti di dialogo ed educare le persone circa l’importanza del prendersi cura del proprio benessere psicologico», spiega la founder, elencando anche le attività messe in campo per lo scopo, tra eventi (Felicittà – Il festival della salute mentale, Don’t Escape Room) e campagne (UNDRESSED).
Come si individua il professionista giusto a seconda del caso?
La personalizzazione del servizio è una cifra stilistica del lavoro di Unobravo: «La ricerca dello psicologo o psicoterapeuta più in linea con le proprie esigenze e necessità non è semplice – ha chiarito la professionista – e spesso ci si affida al “passaparola”, chiedendo consiglio a un amico o a un conoscente. Ciò può far sì che la scelta venga effettuata sulla base di fattori non congrui alla propria situazione clinica. Affidarsi ad un terapeuta non adatto a rispondere pienamente alle proprie esigenze o con cui non si ha affinità, può generare frustrazione nel paziente e portarlo, persino, ad abbandonare il percorso di terapia».
«Per ovviare a tutto ciò, Unobravo basa l’incontro tra paziente e terapeuta su valutazioni e scelte di natura analogica e “umanistica”. L’utente che arriva sul nostro sito è invitato a rispondere ad un semplice questionario in cui vengono presentate delle frasi e affermazioni in cui ciascun paziente può rispecchiarsi o meno e che vanno ad investigare vari aspetti della psiche e della vita delle persone: dalle difficoltà psicologiche al desiderio di crescita personale. Grazie ad un innovativo sistema di matching, andiamo, poi, ad incrociare le necessità, le esigenze e le problematiche evidenziate con le competenze specialistiche e le esperienze dei nostri terapeuti. Se, ad esempio, si hanno difficoltà di coppia o familiari, il sistema selezionerà uno psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale, esperto in questo tipo di dinamiche. Lo stesso vale con qualsiasi altra problematica: possiamo, infatti, contare su un team di professionisti con moltissimi indirizzi e specializzazioni diversi».
Tra internazionalizzazione e aziende, i piani per il futuro
Nel presente di Unobravo c’è – tra le altre cose – la collaborazione «con numerose associazioni, fondazioni ed enti no-profit, che condividono con noi gli stessi valori di inclusione sociale e attenzione alle problematiche di salute mentale, come le associazioni contro la violenza di genere, LGBTQIA+ o quelle per la terza età e l’infanzia» e l’intenzione di «espandere i servizi dedicati alle aziende per creare una cultura del benessere sul luogo di lavoro».
E l’internazionalizzazione: «In Spagna siamo già presenti dall’anno scorso con il servizio Buencoco, ma siamo determinati ad espanderci ancora e portare il nostro modello in sempre più mercati europei, trasformando Unobravo in un servizio psicologico multilingue e multiculturale. Ovviamente, l’Italia sarà sempre il Paese per noi più importante», conclude il suo intervento Danila De Stefano.