Perché tanti preferiscono la psicoterapia online? Il parere della psicologa Sara Colognesi
Perché tanti preferiscono la psicoterapia online a quella di persona? Ci sono rischi? Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Sara Colognesi
24/05/2023 di Ilaria Roncone
Quanto pesano e quanto vengono utilizzate le piattaforme psicologi online oggi in Italia e anche in relazione alla pandemia e al post pandemia? Ce lo siamo chiesto, nell’ambito del nostro monografico di approfondimento su questa realtà, e lo abbiamo chiesto anche alla psicologa e psicoterapeuta Sara Colognesi. Tra le altre cose, con la dottoressa Colognesi ci siamo concentrati sul perché un paziente può preferire una seduta con un professionista online invece che di persona.
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«Le piattaforme hanno risposto a dei bisogni»
Un dato è certo: il boom delle piattaforme per la psicoterapia online può essere fatto risalire – per necessità – ai tempi del Covid ma, nonostante la fine dell’emergenza, questa modalità di fruizione del servizio continua ad avere successo. «Personalmente non mi avvalgo di piattaforme per la psicoterapia online – ci ha spiegato la dottoressa Colognesi – mi gestisco in autonomia in quanto era un tipo di servizio che offrivo già prima della pandemia soprattutto per persone di madre lingua italiana residenti all’estero». Si tratta di una modalità di consulto, quella online tra paziente e psicoterapeuta, che trovava già spazio – per ragioni differenti – prima del Covid.
Le piattaforme online – come sempre accade – sono nate per rispondere a specifici bisogni: «Quelli dell’utenza di poter svolgere sedute di consulenza psicologica e psicoterapia anche online, e dellə psicologhə che in breve tempo hanno compreso la necessità di riorganizzare la propria modalità lavorativa, non avendo magari le competenze informatiche per farlo in autonomia. Questo tipo di modalità continua a funzionare perché per molte persone è l’unico modo per poter effettivamente accedere alla consulenza psicologica e alla psicoterapia. Si tratta di una delle poche lezioni imparate durante la pandemia che sembriamo non aver dimenticato», afferma Colognesi ai microfoni di Giornalettismo.
Perché le persone scelgono di fare terapia online?
Secondo la dottoressa Colognesi, molte volte si tratta di ragioni pratiche. E soprattutto molteplici: «Le persone di madre lingua italiana che risiedono all’estero preferiscono fare consulenza psicologica e psicoterapia nella propria lingua madre. Studentə e lavoratorə fuori sede possono beneficiare della flessibilità di questo strumento che permette di fare una seduta praticamente ovunque ci si trovi. Per persone disabili, con malattie croniche o persone neurodivergenti gli studi fisici possono essere molto spesso inaccessibili per vari motivi e senza i servizi online subirebbero l’ennesima marginalizzazione».
«A volte, semplicemente – prosegue la psicologa – nel proprio territorio non ci sono professionistə con la specializzazione che serve oppure usufruire di un servizio in una zona diversa da quella in cui si vive garantisce un senso di maggiore riservatezza». E ci sono diversi risvolti positivi da tenere in considerazione: «L’utenza può usufruire di un servizio il più possibile su misura dei propri bisogni » e i professionisti possono trarre vantaggio dal «non dover essere sempre legatə ad uno studio fisico con affitto e bollette da pagare», potendo anche «gestire meglio il bilanciamento tra vita famigliare e vita lavorativa».
Come distinguere le piattaforme psicologi online serie?
C’è da considerate una questione fondamentale: la serietà delle realtà alle quali ci si approccia. «Se i servizi online sono rispettosi del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani con particolare riferimento alle Linee Guida per la Consulenza Psicologica e la Psicoterapia Online è difficile che ci possano essere risvolti negativi per chi avrebbe cercato in ogni caso una consulenza in libera professione», conferma la dottoressa.
Aggiungendo una puntualizzazione sul sistema sanitario nazionale: «Il fatto che le piattaforme online abbiano così tanto successo non deve, però, distogliere l’attenzione delle istituzioni dal problema della mancanza di personale psicologico nel servizio pubblico». Quali sono, quindi, le cose a cui prestare attenzione quando – da utenti – ci si trova ad approcciare realtà di questo tipo? «Ricordare che si tratta di una prestazione sanitaria per la quale devono essere garantite il diritto alla privacy e al consenso informato per la prestazione che si sta ricevendo, incluso il preventivo di spesa. Si possono verificare facilmente le credenziali dellə professionistə accedendo all’Albo Online del Consiglio Nazionale dell’Ordine».
Ci si deve allarmare, quindi, se c’è «mancanza o poca chiarezza di una o più di queste informazioni: ecco un segnale dall’allarme», ha concluso la psicologa e psicoterapeuta.