Sindrome di Hikikomori e social network: esiste una correlazione?

Il tempo speso sui social network e su internet aumenta sempre di più e toglie spazio al ritmo di vita

06/04/2023 di Redazione Giornalettismo

Che cos’è la sindrome di Hikikomori

Negli ultimi anni, potrebbe esservi capitato di sentire parlare, o magari di leggere, un qualche approfondimento sul cosiddetto isolamento sociale volontario o sindrome di Hikikomori. La traduzione letterale del termine, di origine giapponese, ha un significato simile a “starsene in disparte”. Nodo centrale della sindrome è la volontarietà dell’isolamento: i ragazzi e le ragazze, perlopiù giovani e giovanissimi, che ne sono affetti, scelgono infatti in maniera volontaria di isolarsi dal resto del mondo e dal proprio contesto sociale, spendendo la maggior parte delle loro giornate all’interno delle mura domestiche, possibilmente in camera da letto. La sindrome influisce quindi anche molto gravemente sulla vita sociale di chi ne è affetto, impedendo di creare dei rapporti affettivi soddisfacenti, con amici e coetanei, ma anche all’interno del proprio nucleo familiare. Anche se la sindrome è stata registrata dapprima in Giappone, sembra che sia in crescente diffusione anche in Europa e in genere nel mondo occidentale, con una sempre più alta incidenza anche in Italia. Si stima che ad oggi il numero di giovani dichiaratamente affetti da questa sindrome siano oltre 100.000: un numero elevato, che ha fatto sorgere anche studi mirati e documentari sul tema.

Perché la sindrome di Hikikomori è legata all’uso dei social network

Una volta approfondita la natura del fenomeno, ci si potrebbe naturalmente trovare a chiedersi quali sono i fattori più determinanti nell’insorgenza della sindrome di Hikikomori. Se alle origini la sindrome, emersa negli anni Novanta in Giappone, si è sviluppata in risposta alle pesanti pressioni psicologiche della società nipponica, oggi il fenomeno è di diffusione molto più ampia, e provoca un costante incremento di ragazzi in tutto il mondo che si chiudono in casa in un ritiro volontario. Inizialmente, si pensava che la sindrome dell’Hikikomori fosse limitata esclusivamente all’area geografica del Giappone, come se fosse una sorta di “sindrome culturalmente correlata” ma, grazie ad una sempre maggiore sensibilità per questo problema, si è rilevato che si tratta di una difficoltà che accomuna tutte le civiltà economicamente sviluppate del mondo occidentale. Alla base della sindrome di Hikikomori, sembrano esserci naturalmente molte cause, diverse e complesse, che possono spesso intrecciarsi tra loro. In particolar modo, sembra sempre più confermato dagli studi e dai dati a disposizione che esiste una stretta correlazione tra sindrome di Hikikomori e dipendenza da social network. Questo isolarsi da tutti, il non voler uscire di casa (e a volte nemmeno dalla propria stanza) è accompagnato spesso da apatia, dal rifiuto di frequentare la scuola e dalla dipendenza da internet, che diventa una sorta di rifugio dal mondo esterno e dalla possibilità di dover avere interazioni reali e “offline”, con tutti i rischi in termini di ansia o delusione che questo potrebbe generare. Come sottolinea una delle ricerche sul tema condotte dagli studiosi nipponici, è stato evidenziato come «man mano che le applicazioni dei social media stanno diventando più popolari, gli utenti sono connessi più strettamente a Internet e il loro tempo trascorso con gli altri nel mondo reale continua a diminuire. I maschi spesso si isolano dalla comunità sociale per dedicarsi al gioco online mentre le femmine usano Internet per non essere escluse dalle loro comunicazioni online».

Le conseguenze dell’isolamento sociale

Come appena evidenziato, dipendenza da internet e isolamento sociale sono strettamente collegati, perché le piattaforme digitali vengono utilizzate dall’Hikikomori come unico contatto con l’esterno, ma anche semplicemente per passare il tempo. Questa autoreclusione indotta, e il passare moltissime ore del giorno davanti al proprio computer e senza parlare con nessuno, nemmeno con i propri genitori o familiari, può ovviamente incidere molto negativamente sulla qualità della vita dell’adolescente affetto da sindrome di Hikikomori. Tra i diversi sintomi collegati, il fenomeno può infatti provocare l’inversione del ritmo sonno-veglia e l’insorgere di svariati disturbi del sonno; è inoltre comprovato che questa sindrome possa causare l’insorgenza o peggiorare una già esistente condizione di depressione. Al tempo stesso, la sindrome è spesso legata a doppio filo ad alcuni disturbi d’ansia o a problemi di fobia sociale. Proprio il forte legame con la dipendenza da internet e dai social network si inserisce poi all’interno di un più ampio spettro di maggiore rischio e tendenza a sviluppare diversi tipi di dipendenze.

Come aiutare un giovane affetto da sindrome di Hikikomori?

La sindrome di Hikikomori non ha una classificazione specifica nel DSM-5. Come si fa allora ad uscire dalla sindrome di Hikikomori? Quali sono i rimedi all’isolamento sociale? La psicologia può essere d’aiuto sia a chi soffre di questa condizione (anche se raramente il soggetto si rivolge a un terapeuta spontaneamente) che ai genitori e alla famiglia, che spesso non sanno come comportarsi.

Uno psicologo potrà lavorare per indagare le cause, valutare i sintomi e analizzare comportamenti, contesto sociale e familiare e possibili disagi che essi possono causare. Con l’aiuto di una terapia psicologia ed eventualmente farmacologica, è insomma possibile essere di grande aiuto alle persone affette da questa sindrome.

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