Omicidio di Pamela Mastropietro, confermato l’ergastolo per Innocent Oseghale
La corte d'Appello ha ribadito il giudizio già espresso nel processo di primo grado
16/10/2020 di Enzo Boldi
È arrivata la sentenza della Corte d’assise d’appello nei confronti di Innocent Oseghale. Come già deciso dai magistrati nel processo di primo grado nel maggio del 2019, il pusher di origini nigeriane è stato condannato alla pena dell’ergastolo per l’omicidio della giovane Pamela Mastropietro, uccisa a Macerata il 30 gennaio del 2018. L’uomo aveva ammesso solamente il vilpendio del corpo della 18enne romana, fatto a pezzi e nascosto in una valigia. Ma anche i giudici della corte d’Appello hanno valutato quella sua ammissione come parziale.
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Le motivazioni della sentenza saranno rese note nelle prossime settimane, come da prassi. Ma la decisione dei giudici della corte d’appello di Ancona hanno deciso di confermare la stessa pena decisa in primo grado per Innocent Oseghale. E nel maggio del 2019, giorno della prima condanna, era stato condannato per tutti i reati contestati: dall’omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, fino al vilipendio e la distruzione del cadavere. Inoltre era stato giudicato colpevole anche di occultamento di cadavere.
Innocent Oseghale condannato all’ergastolo anche in Appello
La giovane Pamela Mastropietro fu uccisa a Macerata il 30 gennaio del 2018. Il suo cadavere fu ritrovato sulla strada provinciale nei pressi di Pollenza. Il corpo era stato fatto a pezzi, messo in due valigie e abbandonato in un fossato che costeggiava la strada. Una triste pagina di cronaca e di violenza che ora, con la sentenza della corte d’appello di Ancona, restituisce giustizia alla famiglia della 18enne.
«Giustizia è fatta»
La madre di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, alla lettura della sentenza da parte dei giudici ha commentato tra le lacrime con un laconico: «Giustizia è fatta». Ora si attendono le motivazioni che hanno portato a questa sentenza e l’eventuale ricorso presentato dai legali di Innocent Oseghale alla corte di Cassazione.
(foto di copertina: da Storie Italiane, Rai1)