Caso Pamela Mastropietro, Oseghale ammette: «Fatto a pezzi il cadavere, ma è morta per overdose»

31/07/2018 di Enzo Boldi

Innocent Oseghale ha ammesso di aver fatto a pezzi il corpo di Pamela Mastropietro, la 18enne romana, morta e smembrata a Macerata il 30 gennaio scorso. Il 29enne nigeriano ha ammesso le proprie responsabilità durante l’interrogatorio con i magistrati della Procura di Macerata, che lo hanno interrogato nuovamente nel carcere di Marino del Tronto, dichiarando che la giovane è morta per overdose.

LEGGI ANCHE > Chiusa l’inchiesta su Pamela Mastropietro. Solo Oseghale a giudizio

Innocent Oseghale – accusato di omicidio, vilipendio e distruzione di cadavere – è stato interrogato nel carcere di Marino del Tronto dove è rinchiuso dallo scorso febbraio e ha ricostruito quella giornata in compagnia di Pamela Mastropietro: «Una volta a casa, Pamela si è iniettata l’eroina e subito dopo si è sentita male – avrebbe detto ai magistrati il 29enne nigeriano, come riportato dal profilo Facebook della trasmissione Quarto Grado -. Ho chiesto aiuto a Antonhy, un mio amico, al telefono. Lui mi ha suggerito di gettarle sul corpo dell’acqua fredda e di chiamare l’ambulanza. Ho avuto paura. Lei non rispondeva più».

Oseghale ammette: «Ho fatto a pezzi il cadavere, ma è morta per overdose»

Poi l’agghiacciante ricostruzione di ciò che è avvenuto di lì a poco: «Sono uscito a fare delle consegne. Quando sono tornato lei era morta. Sono uscito a comprare un sacco per nascondere il corpo. Non ci sono riuscito perché il sacco era piccolo. Ho preso così la decisione di sezionare il corpo – ha continuato Oseghale -. Non l’avevo mai fatto prima».

Oseghale ammette, ma nega l’accusa di violenza sessuale

Oseghale ha rinnegato qualsiasi accusa di violenza sessuale scagionando – di fatto – anche il suo connazionale Desmond Lucky, dichiarando che al momento della morte nella casa in via Spalato c’erano solo lui e la ragazza. Ha poi spiegato cosa è successo dopo aver smembrato i resti della povera Pamela: «Ho nascosto i resti in due valigie e le ho portate con un taxi verso Sforzacosta ma ero al telefono e non mi sono accorto di aver superato il paese e così ho chiesto al tassista di lasciare le due valigie lungo il fossato. Temevo della reazione della mia compagna».

Share this article